Ci sono Calcutta & Co.
dietro Liberato

Ci sono Calcutta & Co. dietro Liberato
di Federico Vacalebre
Sabato 27 Maggio 2017, 09:30 - Ultimo agg. 28 Maggio, 21:32
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Innanzitutto, come dicono i napoletani veri, zitto chi sape 'o juoco. Perché il fatto che sul palco del «Mi Ami» festival ieri sera al Circolo Magnolia di Milano ci fosse Calcutta, più Izi, più Shablo, più Priestess, non vuol dire che siano loro, solo loro, la risposta alla domanda più hip del momento: chi è Liberato?

Già perché, come se nulla fosse, confermando la teoria che voleva il cantante misterioso di «9 maggio» e «Tu t'è scurdat''e me» più vicino al situazionismo dei Wu Ming o di Banski che al marketing postlialista di Elena Ferrante, la prima uscita pubblica di Liberato ieri sera è stata uno shock per molti, forse pure per Baustelle e Coez che condividevano lo show: un collettivo, poco napoletano, poco neomelodico, abbastanza rap. Voci irriconoscibili dietro il pitch, un cappuccio in testa a Calcutta, star made in Latina del postcantautorato postindie, in consolle l'argentino Shablo, ai microfoni anche la pugliese Priestess e il genovese Izi, a dire quanto l'operazione sia trap, con le voci filtrati di cui sembra non si possa fare a meno. Il dialetto, nonostante l'autotune che maschera molto, è poco credibile, dopo un po' sotto il palco si smette di cantare, la reazione è unanime: ma Liberato è davvero Calcutta? E tutte le chiacchere sullo scugnizzo misterioso? O è solo una delle tante fake news in giro?

Il buzz moltiplica le visualizzazioni, «Rolling Stone», Saviano e Radio Dj hanno già fatto il loro edorsement per un artista presentato come ponte tra Gigi D'Alessio, Clementino e gli Almamegretta. I video dei due brani lanciati in rete portano la firma di Francesco Lettieri, già regista dei clip di Calcutta, e giocano con la nuova immagine identitaria-liberata della Napoli demagistrisiana. Ci sono le periferie, piazza Mercato, Marechiaro, il tifo calcistico come fede, il look hip hop, gli scugnizzi e le scugnizze belle sino all'ultimo respiro, il sound urban, la versificazione iterativa e da trottolini amorosi post-rap, ma anche verace e consapevole della lingua corrotta adottata.

Possibile che Calcutta, Izi, Priestess e Shablo (e Lettieri) abbiano fatto tutto senza sponde veraci? Che i Granatino, Livio Cori, Coco e compagnia rappante chiamati in causa nelle scorse settimane dai detective dell'ovvio non abbiano almeno dato una mano? La telenovela continua, stay tuned. E, mi raccomando, zitto chi sape 'o juoco, altrimenti ci tocca tornare a parlare della dotazione sessuale di Gabbani o di «Amici»: ah già finisce stasera, comunque vada il vincitore non sarà un suono liberato.

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