Mannoia: torno a Sanremo
ma non mi sento favorita

Mannoia: torno a Sanremo ma non mi sento favorita
di Andrea Spinelli
Giovedì 2 Febbraio 2017, 08:50 - Ultimo agg. 10:08
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La racconta come una canzone adulta, adatta alla sua età. Lei è Fiorella Mannoia e «Che sia benedetta» il brano di Amara e Salvatore Mineo che le ha restituito il piacere e la voglia di mettersi in gioco al Festival. Il pretesto? Festeggiare così i trent'anni di «Quello che le donne non dicono». Ne sono passati 29, infatti, da «Le notti di maggio», 33 da «Come si cambia» e addirittura 36 dal debutto di «Caffè nero bollente». Ma all'Ariston, a suo dire, tutto è ancora come allora. «Più ci avviciniamo all'appuntamento e più mi accorgo che non è cambiato nulla» ammette tra una prova e l'altra. «I patemi sono sempre gli stessi: oddio sbaglierò le parole, mamma mia i tacchi, che incubo scendere quelle scale». I bookmakers la danno felice e vincente, ma lei ci va con i piedi di piombo. «Quella della favorita è una responsabilità che non avevo mai provato prima, visto che negli anni Ottanta nessuno mi dava mai per vincitrice. Cerco di non pensarci, ma tutto questo tam tam fa salire l'ansia. Un certezza, però, ce l'ho: quella di portare al Festival una bellissima canzone».

Parliamo di «Che sia benedetta», definita dai più «una preghiera laica».
«In fondo lo è. Parlando del dono della vita, ha una sua spiritualità. La definirei una canzone laicamente spirituale».

Sembra che tra lei e questo pezzo sia stata passione al primo ascolto.
«Mi è stato fatto ascoltare ai primi di ottobre, con l'album Combattente già finito e pronto per la stampa. Per inserirlo nel disco avrei dovuto rimandarne l'uscita, cambiare singolo, videoclip, rifare tutti i piani. Così lì per lì ci ho rinunciato, ma poi mi sono detta: facciamo questa follia, andiamo a Sanremo perché la canzone lo merita».

Nella serata del giovedì interpreterà «Sempre e per sempre», omaggio a De Gregori che faceva già in concerto voce, piano ed archi.
«E al Festival la farò, invece, voce, piano ed orchestra. La scelta di andare a Sanremo, di cantare con i ragazzi usciti dai talent, mi alimenta attorno un sacco di critiche. Ma io in scena porto sempre me stessa e quando mi propongono una bella canzone, la canto. Sempre sarai, ad esempio è un pezzo stupendo di Ermal Meta a cui secondo alcuni avrei dovuto dire di no perché a propormelo era Moreno. Mica so' razzista. Anzi sono onorata che l'abbia chiesto a me, ad una cantante così distante anagraficamente da lui e dalla sua generazione. Quando Maria De Filippi mi chiama ad Amici le dico di sì convinta di svolgere un lavoro sociale. Perché portare Dalla o De Gregori a degli adolescenti sempre più lontani da certi mondi è un lavoro sociale».

Le era mai venuta la tentazione di tornare all'Ariston?
«Praticamente ogni anno. L'ultima quando ho inciso Perfetti sconosciuti. Ogni volta che mi sono trovata tra le mani un bel pezzo, la parola Sanremo è saltata fuori».

E perché, allora, solo ora?
«Perché il mio percorso l'ho fatto, non devo dimostrare più nulla a nessuno, e ho una gran voglia di rimettermi in gioco. Non voglio diventare un'impiegata della cultura e dopo 47 anni di carriera la prima cosa che desidero è non annoiarmi di me stessa. Ben vengano, quindi, Sanremo, il film con Placido, le collaborazioni con giovani autori. Mi offrissero in tv la conduzione di un programma musicale, probabilmente accetterei. Anche se sarebbe, forse, l'ennesima follia».

Tanto il brano in gara che la cover sono inseriti in un'edizione speciale di «Combattente» con due cd nei negozi la settimana del Festival.
«Sì, ma Che tu sia benedetta chi ha già il disco se la può scaricare anche dal web. Chi preferisce il disco può trovare anche versioni live dei pezzi che ho portato al Festival in passato e pure de La cura di Battiato che nei concerti riscuote un notevole successo».