Il bilancio degli Stadio, da Sanremo al Plebiscito: ​«Sarà la sera dei miracoli»

Il bilancio degli Stadio, da Sanremo al Plebiscito: «Sarà la sera dei miracoli»
di ​Enzo Gentile
Lunedì 19 Dicembre 2016, 23:34 - Ultimo agg. 20 Dicembre, 09:29
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«Per noi è il modo migliore, direi addirittura l’unico, per finire un anno straordinario. Anzi, nei mesi scorsi lo avevo proprio detto al nostro manager, Antonio Colombi: che avremmo accettato di fare il concerto di Capodanno esclusivamente a Napoli, e se possibile in piazza del Plebiscito. Questa era la città che Lucio Dalla amava più di tutte, insieme a Bologna, e tornarci sarà come sentirsi a casa».

Gaetano Curreri si prepara così allo spettacolone della notte di San Silvestro, quando gli Stadio saranno tra i protagonisti dell’ultimo giro d’orologio napoletano del 2016: avete immaginato qualcosa di speciale, tra repertorio o duetti, per questa occasione?
«Tutto è possibile visto che condivideremo la serata con amici e colleghi cui ci lega una nella stima reciproca, Tiromancino e Clementino, con cui già a Sanremo avevamo avuto un bel rapporto: ma come sempre vedremo sul posto cosa fare, noi siamo abituati a ragionare in modo molto spontaneo, naif, da persone semplici e dirette, che amano suonare e dunque anche stavolta sarà l’istinto a guidarci. Di certo nella scaletta non mancherà “La sera dei miracoli”, un magnifico pezzo preso in prestito da Lucio, ispirato al Natale, e con cui abbiamo vinto anche la gara delle cover, al festival di Sanremo».

Che cosa significa per gli Stadio chiudere così il 2016? Immaginate riprese o registrazioni particolari per immortalare l’appuntamento?
«C’è un amico che ci sta seguendo per documentare in video la nostra storia, che fra poco taglierà il traguardo dei quarant’anni. È presto per parlarne, ma intanto raccogliamo un po’ di materiale. Essere a Napoli ci offre un palcoscenico ideale, al culmine di soddisfazioni personali e professionali che abbiamo inteso come una sorta di premio alla carriera. Vincere con “Un giorno mi dirai”, una competizione così importante come Sanremo significa avere una specie di imprimatur per portare avanti la nostra storia con la certezza di aver fatto bene. Nei mesi scorsi abbiamo dovuto fare i conti anche un incidente di percorso come i problemi di salute del nostro batterista Giovanni Pezzoli: li ha affrontato, li sta risolvendo, i nostri fans avrebbero fretta di rivederlo dal vivo, e quando i medici gli daranno il permesso sarà senz’altro di nuovo con noi».

Quali altri momenti fondamentali vi collegano a Napoli?
«Eravamo alle prime armi, Lucio ci aveva voluti per suonare nel tour di “Banana Republic”, con De Gregori e Ron: ricordo come un incantesimo l’esibizione allo stadio San Paolo, il 2 luglio 1979, pieno ed entusiasta come mai mi era capitato».

Se per i prossimi progetti degli Stadio vige il top secret, c’è un impegno vicino che la riguarda, e la porterà a Umbria Jazz Winter fra una settimana...
«Sì, il 28 saremo ad Orvieto per lo spettacolo “Le rondini e la luna”, dove insieme a Paolo Fresu e altri musicisti rivisiteremo il repertorio di Dalla e De Andrè in chiave jazz. Per me si tratta di un tuffo meraviglioso nella grande musica italiana: e mentre per le canzoni di Lucio non ci sono problemi di scelta, perché posso cantare qualsiasi cosa, con Fabrizio è diverso. La sua voce era uno Stradivari, il suo timbro praticamente irripetibile e così nelle mie versioni ci sarà meno qualità e più gioco. Posso solo anticipare che riprenderemo due dei titoli che metto di diritto nella cinquina delle massime composizioni italiane di sempre, “La canzone dell’amore perduto” e “Anna e Marco”».

Ci sono in programma dischi o un tour?
«Intanto vediamo come va, se il pubblico gradisce e si diverte. Per ora ci limitiamo ad un omaggio affettuoso, cui avvicinarci con il massimo rispetto: io ho sempre lavorato in questo settore come un artigiano, che fa un passo alla volta. Penso a chiudere questo fantastico 2016 alla grande, poi penseremo al futuro».
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