Gli U2 trent'anni dopo ripartono dal deserto: parte il tour «The Joshua tree»

Gli U2 trent'anni dopo ripartono dal deserto: parte il tour «The Joshua tree»
di Andrea Spinelli
Domenica 14 Maggio 2017, 16:13
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Riascoltare tutto «The Joshua Tree» nel ventre in deliquio del BC Place Stadium di Vancouver, come avvenuto l'altra sera alla première canadese del tour che gli U2 porteranno pure all'Olimpico di Roma il 15 e 16 luglio, scatena i ricordi e qualche riserva. «Ma quelli che oggi si lamentano del giro di concerti nostalgico probabilmente sono gli stessi che nelle altre tournée ci rimproveravano di fare troppi pezzi nuovi» aveva premesso The Edge dando gli ultimi ritocchi all'ennesimo kolossal da stadio della band irlandese.

Nell'attesa del nuovo album d'inediti «Songs of experience» - di cui nel finale arriva un primo assaggio grazie alla ballata «The little things that give you away» - gli U2 celebrano il trentennale del loro album più famoso con 33 show sulle due coste dell'Atlantico che a gennaio gli hanno consentito di volatilizzare in poche ore un milione e centomila biglietti. Se il Joshua Tree Park evoca alla memoria eminenti figure del rock quali Flying Burrito Brothers di Gram Parsons (che avrebbe voluto essere cremato e viaggiare per sempre nel vento del parco, ma non fu esaudito), America, Doors, Eagles, Keith Richards, Robert Plant, Queens of the Stone Age, il capolavoro di Bono Vox e compagni, 25 milioni di copie vendute, rimane un emblema assoluto del vuoto che pesa sulle coscienze il mondo contemporaneo. Vuoto come il muro di schermi alle spalle della band, enorme come quello in costruzione tra Stati Uniti e Messico, ma riempito d'immagini, luci, volti, colori come fossero un dirompente graffitio in musica. «Where the streets have no name» porta la telecamera di Anton Corbijn lungo la Pinto Basin Road che traversa il Joshua Tree National Park tra la polvere, le pietre e le ombre dei viandanti che scivolano via di lato. Il deserto costituisce infatti la condizione di aridità, di assenza, di smarrimento, colmata dalla rosa che «fiorirà abbondantemente e gioirà con giubilo e grida d'allegrezza» diceva Isaia (35;1) e il fiore degli U2 ha l'urgenza di «With or without you», di «Bullet the blue sky», di «Running to stand still», tutte scritte in un periodo dominato da figure come Reagan o la Tatcher che Bono Vox e compagni trovano in stretta relazione con il mondo d'oggi. Ecco perché il cantante durante lo show invita il pubblico a ripetere come un mantra lo slogan «il potere della gente è molto più forte della gente di potere» e si toglie un sassolino dalla scarpa recuperando dalla serie tv americana anni Cinquanta «Trackdown» la sequenza in cui un cowboy scopre il gioco di un ambiguo imbonitore chiamato Walter Trump e lo mette a nudo dicendogli «sei un bugiardo Trump!» con prevedibile reazione del pubblico.

Durante «Ultra violet (light my way)», il muro-schermo si trasforma in un omaggio al mondo femminile con i volti di Malala Yousafzai, Emma Goldman, Patti Smith, Rosa Parks, le Pussy Riot e perfino Angela Merkel. La partita, un'ora e venti di tempi regolamentari più quaranta minuti di bis, è giocata su due palchi, uno principale ai piedi dello schermo e l'altro più piccolo fra la gente collegato a quello principale da una passerella sghemba che lo fa assomigliare alla proiezione dell'ombra di un Joshua Tree sui Bono & Co. eseguono evergreen dei primi album quali «Sunday bloody sunday» o «New Year's Day». Il momento più emozionante arriva però con «Miss Sarajevo» e le riprese del drone che dalle rovine di aleppo passa alla distesa di baracche di Zaatari, il campo dell'Unhcr ad una ventina di chilometri da Zarqa, in Giordania, dove vivono 80 mila rifugiati fra cui Omaima, ragazzina che svela alla telecamera di Corbijn i suoi sogni ricordando: «sono siriana, da grande vorrei diventare un avvocato per difendere i diritti di tutte le persone che vivono qui». In trent'anni «The Joshua tree», l'album «che ha lanciato gli U2 nella stratosfera» secondo Billboard, ha venduto 25 milioni di copie. Per celebrare l'anniversario, il 2 giugno arriva sul mercato una versione extralusso da 49 tracce con il disco originale, più outtakes, remix e b-sides.
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