Daniele Sepe e le nozze di capitan Capitone

Daniele Sepe e le nozze di capitan Capitone
di Federico Vacalebre
Domenica 26 Febbraio 2017, 20:14 - Ultimo agg. 20:23
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Il ferro si batte quando è caldo: «Capitan Capitone e i fratelli della costa» l’anno scorso ha rivitalizzato la scena newpolitana, nel nome dell’antico detto secondo cui l’unione fa la forza. Così, a meno di un anno da quel disco, e a più di venti da «Vite perdite», Daniele Sepe torna a farsi collante di un fermento esplosivo con un nuovo progetto di crowdfunding sulla piattaforma Produzioni dal Basso, e raccoglie fondi per pubblicare il secondo volume della saga.
«Capitan Capitone e i parenti della sposa» mette all’incasso il successo di «Le range fellon» e «L’ammore ‘o vero», tormentini virali forti dell’impatto del mucchio selvaggio radunato dal sassofonista anarcocomunista, che non rinuncia ad usare la musica per raccontare le contraddizioni della società: stavolta il disco racconta il matrimonio del pirata con una signorina di buona famiglia, aggiornando le contraddizioni evocate da «Indovina chi viene a cena» e «Miseria e nobiltà». Napoli alta e giù Napoli, uptown e downtown, si scontrano in cinquantadue minuti di musica. Chi contribuirà al crowdfunding, insieme a ricchi premi e cotillon degni di una ciurma ubriaca, vedrà il proprio nome stampato nel libretto del cd.

I titoli delle canzoni scandiscono il sarcastico racconto: «Scene di lotta di classe a Villa dei Fiori», «E preciso muito amor» a ritmo di samba, «Battiamo le mani», «Sushi & friarielli» che aggiorna l’antica «Sasiccia e friarielli» al tempo dei wedding planner, «Stella ‘e mare», «Ti amerò più forte», «Bitch» (che dà la parola all’ex fidanzato della promessa sposa, conosciuto a Londra durante l’Erasmus e quindi anglofilo), «La canzone del padre», «Ma che felicità», «El cangrego peluso», «Camerieri» (che mettono del lassativo nella torta nuziale»), «Mal ‘e fank» (con vendetta finale della servitù che manda all’aria la cerimonia), «Il saluto degli sposi» in cui si scopre come il motore delle nozze fossero i soldi, «La saltarella del Capitone», «Lost in Milano».

Ancora una volta un disco collettivo in fase compositiva come esecutiva, in cui «l’anziano compagno» Sepe indossa la bandana e si circonda di «tanti giovani teppistelli dei giorni nostri, a dimostrazione di quando fermento esista in città, di quanto talento corra il rischio di andare sprecato», spiega lui, circondato, tra gli altri dai marinai più scombinati dei sette mari: Dario Sansone, Andrea Tartaglia, Marcello Coleman, Roberto Colella, Tommaso Primo, Sara Sgueglia, Robertinho Bastos, Claudio «Gnut» Domestico, Alessio Sollo, Shaone, Speaker Cenzou, Pepp-Oh, Gino Fastidio, Nero Nelson, Raffaele Giglio e, tra tanti amici musicisti, Stefano Bollani. Capitan Capitone, ancora scapolo, suona sax tenore, flauto, ocarina, flauto dolce, flauto a coulisse, chitarra, chitarra elettrica, tastiere... e mischia jazz e funky, rock e canzoncine, folk e reggae.
 
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