Clementino a Sanremo: «Mi sento rinato»

Clementino a Sanremo: «Mi sento rinato»
di Federico Vacalebre
Mercoledì 14 Dicembre 2016, 10:42 - Ultimo agg. 10:50
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L’anno scorso si è piazzato settimo, «e quinto nella manche delle cover con una “Don Raffae’” che mi ha fatto poi vincere il Premio De Andrè», spiega lui, orgoglioso.

Come mai un bis così a caldo, Clementino?
«Perché all’Ariston mi sono divertito, ho fatto bene il mio lavoro e ho vissuto la musica più della gara, la possibilità promozionale più della competizione. E, poi, perché avevo l’urgenza di raccontarmi».

Un’urgenza contenuta in «Ragazzi fuori»? 
«Proprio così. È un pezzo dedicato alle persone che sono a fianco di soffre, dai preti che dedicano la loro vita a giovani che vogliono uscire dalla droga ai volontari che si danno da fare perché chi entra in carcere non sia condannato a rientrarci appena uscito. Ma è anche un pezzo alla sua maniera autobiografico».

In che senso?
«Sono stato un ragazzo fuori, sono stato fuori e oggi sono rientrato, rivedo la luce, mi sveglio la mattina, distinguo i colori, avverto i profumi. Ho superato un periodo buio, non ho saputo affrontare la fama e la vita dello showbusiness, tiravo l’alba tutte le notti, credendomi immortale, superiore a tutto e tutti, ma, invece... Mi ero assuefatto a una vita che non fa per me, ora posso tirare tardi, ma anche godermi una serata in casa».

Addio alla vita spericolata, insomma?
«Sì, ma rimango il solito Pulcinella, il solito buffone, il solito megafono di una terra maltrattata da troppi e rappo, con la mia solita spruzzata di napoletano, il mio omaggio a quelli che danno una mano ai ragazzi fuori».

Al Festival troverai un solo collega rapper.
«È un amico, oltre che il fratello di Ensi, uno dei miei migliori amici nel settore: Raige spacca, ve lo garantisco».

E troverai un solo concittadino.
«D’Alessio è un mito. Io non sono tra quelli che, solo perché fanno hip hop, snobbano i campioni della melodia. Anzi... la canzone napoletana, a cui tutti dobbiamo tanto, è diventata celebre grazie alla melodia. Con D’Alessio quando ci incontriamo ci divertiamo un mondo e ci facciamo delle grandi mangiate da partenopei doc».

Un nuovo album in arrivo nella settimana sanremese?
«Se faccio in tempo a finirlo sì, altrimenti uscirà dopo. Credo di essere cresciuto in quest’anno, ho viaggiato, da Cuba a Santo Domingo, ho cercato di rallentare per poter correre il più veloce possibile ogni volta che mi serve».

Ma il Festival fa bene al rap?
«Beh a me ha fatto bene, al mio fratellino Rocco Hunt pure. È un posto dove si concentra l’industria musicale per una settimana, c’è il mare e quest’anno ci torno io e c’è Raige. Se Sanremo non fa bene al rap vuol dire che noi facciamo male a Sanremo. Non credo che sia così e Carlo Conti lo sa bene: l’hip hop è il suono della contemporaneità».

Intanto ci sarà il Capodanno in piazza del Plebiscito.
«Chiuderò bene un anno per iniziare il successivo alla grande».

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