Avitabile: «Vado al Festival di Sanremo per cantare il coraggio di ogni giorno»

Enzo Avitabile
Enzo Avitabile
di Federico Vacalebre
Domenica 31 Dicembre 2017, 19:08 - Ultimo agg. 20:03
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Ha già vinto due premi Tenco, due David di Donatello, due Nastri d'argento, un Globo d'oro e un Ciak d'oro. Ha duettato con James Brown, Tina Turner, Maceo Parker, Marcus Miller, Richie Havens, Randy Crawford, Afrika Bambaataa, Pino Daniele, Mory Kante, Manu Dibango, Khaled, Franco Battiato, Francesco Guccini, David Crosby, Bob Geldof, Francesco De Gregori, Renato Zero, Giorgia, Mannarino, Caparezza, Paolo Fresu, Goran Bregovic. Dal 1982 ad oggi ha inciso 17 album, macinato centinaia di concerti, scritto oltre 300 opere per quartetti, orchestre da camera e sinfoniche e si prepara all'esordio al San Carlo.
Ma il santo più rognoso è un altro, Enzo Avitabile: il tuo 2018 sarà l'anno di Sanremo.
«I santi non sono mai rognosi, portano con loro la fede, che mi è cara. Vengo da Marianella, terra di Sant'Alfonso Maria de' Liguori, il santo che scrisse la canzone che poi diventò Tu scendi dalle stelle, posso ben andare nella terra delle canzoni, al festival della canzone italiana».
Ma quella è anche la terra dei cachi, come insegnano Elio e le Storie Tese, che saranno tra i tuoi 19 rivali.
«Non ho rivali, faccio musica e vado all'Ariston perché un signore della canzone italiana come Claudio Baglioni ha messo in piedi un regolamento, e soprattuto un ambiente direi, che mi permetterà di farmi sentire all'Italia nazionalpopolare, e lo dico con orgoglio gramsciano. Per anni ho guardato a Sanremo considerandolo un nemico, altro che terra dei cachi. Negli anni Ottanta c'era una rigida separazione tra i cantautori e la canzonetta, tra il neapolitan power e il pop. I tempi sono passati, ma nessuno potrà accusarmi di fare musica più commerciale, più sanremese, sentirete il mio suono, il mio universo».
Che brano è «Il coraggio di ogni giorno»? E come lo dividerai con Peppe Servillo?
«È un pezzo fedele al mio modo di intendere la musica, alla fonte napoletana, alla scala napoletana».
Ma in italiano, con appena qualche parola in napoletano.
«Vorrei parlarne quando la canzone sarà pronta, ascoltabile, commentabile. Quello tra Peppe e me un incontro tra due mondi: sono abituato a procedere per dialoghi, non per duetti, e così faremo. Il suo modo di porgere le cose è diverso dal mio, ma siamo in sintonia nel modo di concepire la musica e il nostro mestiere, nell'approccio con la grande tradizione culturale della nostra terra. Siamo uniti anche dalla volontà di passare dalla canzone ad altre forme espressive: per me la composizione sinfonica, per lui la recitazione».
La squadra sanremese non è formata solo da voi due.
«Ho scritto il brano con Pacifico, che poi sarà anche lui all'Ariston, al fianco di una signora della canzone italiana come la Vanoni, e di Bungaro. Ecco, se va all'Ariston Ornella, posso andarci anche io: non bisogna fare gli schizzinosi, soprattutto quando si crede di avere qualcosa da dire. Anche Gino, tra l'altro, è di origini napoletane, cosa che non posso dire di Celso Valli, che ha prodotto il pezzo: bello ritrovarlo in quest'occasione. Poi ci sono il mio Andrea Aragosa, e Mimmo D'Alessandro, l'uomo che porta il Italia le star della musica internazionale: veracissimi anche loro».
Ecco, «Il coraggio di ogni giorno» andrà declinato anche in una seconda versione, più libera. L'Avitabile uomo di «dialoghi e non duetti» ha già scelto i suoi ospiti? Ci sarà anche il potentissimo apporto dei Bottari di Portico?
«Non lo sappiamo ancora, stiamo lavorando al progetto».
Uscirà un album nuovo?
«No, al massimo un'antologia con qualche inedito, "Lotto infinito" per me è ancora fresco e Sanremo non cambierà il mio modo di fare musica. Gli album si fanno quando si ha qualcosa da dire, il pezzo che portiamo con Servillo era già pronto da 6-7 mesi, a prescindere».
Si direbbe che tu di cose da dire ne abbia molte, da qualche anno sei sicuramente il musicista napoletano creativamente più scatenato.
«Non so se è così. Certo, ho molte cose in pentola. Dal 10 aprile al Bellini ci sarà L'ultimo decamerone, riscrittura boccaccesca con la regia di Massini e frutto coproduzione tra il teatro dei fratelli Russo e il San Carlo: ho scritto la colonna sonora, sulla quale, tra l'altro, ballerà Giuseppe Picone».
Ma con il San Carlo il «soul brother» newpolitano diventato voce della world music internazionale, e anche compositore sinfonico, ha anche un altro appuntamento, precedente.
«Il 30 e il 31 marzo entrerò nel teatro più bello della mia città, e del mondo, con il mio Tamburo a niro per voce recitante e orchestra tra pagine sacre Haydn e Mozart. Un Venerdì santo particolare di sicuro, almeno per me».
Intanto, stasera c'è il Capodanno a Pozzuoli in piazza della Repubblica, diviso con Clementino.
«Eccolo, l'Avitabile di sempre, non cambia pelle, ha voglia di salutare l'anno che va e quello che viene alla sua maniera, con il rito della musica dal vivo, con il suo sassofono, con il pubblico che abballa ncopp' o groove. Vi aspetto, guaglio', questo è un esorcismo da condividere insieme».
Sanremo e San Carlo a parte, che 2018 ti aspetti e ti auguri?
«Mi serve la salute, mia e dei miei cari, per poter continuare a fare l'artista, a soffiare forte, a cantare forte, ad essere quando ci riesco anche voce dei senza voce. Gli auguri sono quelli di sempre: più pace, eguaglianza, giustizia, solidarità».
E per Napoli?
«È bella la città di questi giorni invasa dai turisti. Vorrei che si continuasse così, risolvendo i problemi, gravi, che non sono stati ancora risolti, forse nemmeno affrontati. E vorrei che la metropoli si ricordasse delle sue periferie, dei suoi lotti infiniti. Ecco il mio augurio va alla Napoli delle periferie, alle periferie del mondo, alle periferie dell'anima».
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