Ciak si gira, il Vaticano produce un film sulle guardie svizzere e lo manda al festival di Venezia

Ciak si gira, il Vaticano produce un film sulle guardie svizzere e lo manda al festival di Venezia
di Franca Giansoldati
Giovedì 30 Luglio 2015, 16:10 - Ultimo agg. 16:21
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Città del Vaticano Ciak si gira. Il Vaticano entra nel business cinematografico producendo un film sulle guardie svizzere. L’esercito più piccolo del mondo, famoso per i costumi rinascimentali, pittoreschi e coloratissimi, esattamente come li aveva pensati Michelangelo, è al centro di una produzione benedetta dal Papa. A darne notizia è la Radio Vaticana. Il film debutterà a Venezia, fuori concorso alla prossima Mostra del Cinema. Il regista Gianfranco Pannone è stato scelto dal Centro Televisivo Vaticano per produrre “L’esercito più piccolo del mondo”, l’opera con la quale per la prima volta la Santa Sede sarà presente al Festival. I protagonisti sono alcuni giovani che prestano il loro servizio militare nella Guardia Svizzera. Il lungometraggio inizia dal giuramento delle nuove reclute. Un momento solenne, in una cornice d’eccezione, i giardini vaticani. I soldati del Papa nelle loro divise antiche e sgargianti, mostrano con fierezza l’orgoglio di appartenere a questo corpo scelto. Il 6 maggio di ogni anno, nel Cortile di San Damaso viene ricordato un episodio tragico di storia, simbolo oggi di fedeltà: nel 1527, furono 147 le guardie svizzere che morivano per difendere Roma dal saccheggio dei Lanzichenecchi. Sono passati secoli da allora, ma lo spirito di servizio e di sacrificio appaiono immutati. Come è nata l’idea lo ha spiegato il regista Pannone. “Ero già in contatto con il CTV, con don Dario Viganò, su un progetto che avrei dovuto fare sulla Chiesa. All’inizio doveva essere un documentario sulla Guardia Svizzera, poi è diventato qualcosa di più”.



Le riprese sono così iniziate. “Ho trovato una grande apertura dentro la Guardia Svizzera”. Naturalmente Papa Francesco è la figura che compare sempre sullo sfondo. “Una figura importantissima che in qualche modo determinerà anche la soluzione di alcuni dubbi di uno dei nostri testimoni, René, una Guardia Svizzera che si interroga: lui si sta per laureare in teologia”. Il soldato Renè ha dei dubbi sul suo ruolo indossando un abito di più di 500 anni fa.

Il film racconta la vita quotidiana di alcuni ragazzi, in particolare di Leo, René, Michele, Marco.



“E’ un dietro le quinte, c’è quindi la quotidianità. Ho puntato molto su un aspetto che è fortemente legato a questo papato: l’umanità”. Il regista ha cercato di raccontare le persone. “Ci sono le passeggiate, le chiacchierate, le confidenze, i dubbi. Non è un film celebrativo quello che ho fatto e credo che forse per questo Alberto Barbera l’abbia preso al Festival di Venezia. E’ uno sguardo ad altezza d’uomo, è la vita di camerata, la mensa, le passeggiate per Roma. E’ anche però l’entusiasmo di poter correre dentro i giardini vaticani piuttosto che chiacchierare sull’emozione di fare la guardia al Papa durante la notte a cinque metri dalla sua stanza. E’ stata per me un’esperienza straordinaria da questo punto di vista, perché mi si è aperto un mondo”.