Vanya Stone, la tatuatrice accusa Brizzi: "Molestò anche me. Feci un esposto ma nessuno mi ha mai creduta"

Vanya Stone, la tatuatrice accusa Brizzi: "Molestò anche me. Feci un esposto ma nessuno mi ha mai creduta"
Vanya Stone, la tatuatrice accusa Brizzi: "Molestò anche me. Feci un esposto ma nessuno mi ha mai creduta"
Mercoledì 15 Novembre 2017, 15:36
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Un provino trasformato in abuso sessuale denunciato in un esposto per molestie contro Fausto Brizzi due anni fa. È la storia della tatuatrice Vanya Stone che racconta a «Grazia» cosa accaduto. All'epoca dei fatti - spiega il settimanale - le risposero che non c'erano prove e quindi non si poteva agire. «Sono una tatuatrice e lavoro spesso per il cinema. Mi piace anche recitare e in passato ho fatto un paio di ruoli».

«Un giorno, su Facebook, Fausto Brizzi mi scrive dicendomi che ho un viso interessante e che gli piacerebbe conoscermi per, forse, usarmi in un film. Mi invita nel suo studio, nel quartiere di San Lorenzo, a Roma. Mi trovo in un loft a due piani, lui mi fa salire al secondo dove ci sono una Jacuzzi, una doccia e un letto. Io sono perplessa ma lui mi spiega che lì, a volte, si ferma a dormire dopo il lavoro. Mi dice che vuole farmi un paio di foto e che mi devo spogliare perché i jeans e la maglietta possono nascondere eventuali difetti».



«Resto in mutande e reggiseno e lui comincia a toccarmi e a fare apprezzamenti. Io mi sento a disagio, per cui mi rivesto di corsa. A quel punto mi offre un massaggio - lì accanto c'era un lettino da massaggiatore - io rifiuto e lui mi si siede vicino e riprende a toccarmi. Lì accanto vedo la foto di una donna e gli chiedo se quella sia sua moglie. Lui mi dice che non lo è ancora, che si devono sposare due giorni dopo.
E poi, all'improvviso, si spoglia e prende a masturbarsi. Io di solito sono una persona che reagisce ma in quel momento era tutto talmente irreale che sono rimasta paralizzata
».

«Mi fissava con occhi che facevano paura. Poi sono riuscita a sbloccarmi: sono saltata in piedi e gli ho gridato che era un porco, un pervertito. Lui mi ha afferrata per le braccia cercando di fermarmi, dicendomi che, in fondo, sapeva che piaceva anche a me. Gli ho dato una spinta e sono fuggita giù per le scale. Appena uscita ho cominciato a piangere. Mi sentivo una stupida, sporca e in colpa. Dopo tre notti insonni, l'ho detto a mia madre e sono andata dai carabinieri a fare un esposto. Ma non è servito. Mi hanno detto che non avevo prove, che non potevano agire. Non so neanche se mi hanno creduto».



A «Grazia» dichiara: «Io ho sempre parlato. Solo che nessuno mi ha mai ascoltata. Ho parlato anche su Facebook. E a chi mi diceva: 'Stai attenta che ti denuncia per diffamazione', rispondevo: 'Magari. Che lo faccia. Che giuri in un tribunale'. Adesso che altre si fanno avanti, anche la mia parola vale qualcosa. Non è solo Brizzi, sono tanti, e bisogna che si sappia. Sono stata molestata anche da un altro regista, ho ancora i suoi messaggi dove mi chiede scusa, come se quello risolvesse tutto. È arrivato il momento di far pagare i colpevoli, non le vittime». 
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