Oscar, dietro la grande gaffe
un tweet su Emma Stone

Oscar, dietro la grande gaffe un tweet su Emma Stone
di Titta Fiore - Inviato a Los Angeles
Mercoledì 1 Marzo 2017, 09:53 - Ultimo agg. 11:27
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Tutta colpa di un tweet. È stata colpa di un tweet se la busta sbagliata è finita tra le mani di Warren Beatty e «La La Land» ha scippato senza volerlo, per due minuti, l'Oscar per il miglior film a «Moonlight». Il responsabile della clamorosa gaffe che ha reso da guinness dei primati il galà dell'Oscar si chiama Brian Cullinan: è uno dei due funzionari incaricati dalla PricewaterhouseCooper di contare i voti a mano e compilare i cartoncini con i nomi dei vincitori. Una persona di assoluta fiducia della società che si occupa di revisioni contabili e dello spoglio dell'Acadamy dal 1934. In totale segretezza e sicurezza, si è sempre detto. Vatti a fidare.

Dunque, stando alla ricostruzione che la società si è affrettata a comunicare ai media per scaricarsi la coscienza e, magari, mettersi al riparo da eventuali azioni legali, Cullinan si era posizionato come da copione dietro le quinte del Dolby Theatre. Lui da un lato, la collega Martha Ruiz dall'altra, ciascuno con la propria valigetta rigonfia del prezioso carico di buste e verdetti. In doppia copia, per eccesso di zelo. Ma la prudente procedura nulla ha potuto contro la vanità. Perché Cullinan, giovanotto californiano che dalle foto pare molto preso dal ruolo e certamente è molto attivo sui social, si è distratto. Nel momento di massima concentrazione, quando avrebbe dovuto allungare a Warren Beatty e a Faye Dunaway la busta con il titolo del miglior film, si è fatto prendere la mano da Twitter e ha postato la foto di Emma Stone, raggiante con la statuetta appena vinta per «La La Land». Smanettare sul cellulare «Best actress Emma Stone backstage! #pwc» e allungare la copia del cartoncino della premiazione precedente è stato tutt'uno. Il resto si è visto in diretta mondiale.

L'imbarazzo senile di Warren Beatty, la prontezza del produttore di «La La Land» Jordan Horowitz a sfilarsi con eleganza da una situazione terribile («Non è un gioco, ha vinto Moonlight, ragazzi salite su»), lo stupore disegnato sul volto di tutti i presenti, lo sgomento dei delusi («Oh, my God!» sospira Emma Stone, si legge chiaramente sul labiale), la gioia improvvisa dei nuovi trionfatori. Tutto così incredibile da sembrare fatto apposta. La trovata geniale di un pubblicitario politicamente scorretto. Macchè.

Il caos autentico scoppiato nel Dolby Theatre a chiusura di una cerimonia fin troppo lineare e prevedibile nei risultati ha alimentato i notiziari delle maggiori reti televisive per il resto della notte e ha fatto rapidamente il giro del mondo. Se gli ascolti dello show sono stati nella media (in Italia ottimi quelli su Sky, con il 14 per cento di share, mentre in chiaro su TV8 gli Oscar sono stati il programma più seguito), i tweet di Cullinan hanno tenuto banco anche quando l'autore ha deciso di cancellarli. Per la credibilità dell'Academy e del suo sistema di voto bisognava reagire, e farlo in fretta.

E così, avviata domenica notte «l'indagine interna», lunedì mattina la PwC aveva già trovato e comunicato on line a «Usa Today» il colpevole: «Alla fine abbiamo fatto un errore umano. È stato un errore». Brian si dice distrutto, almeno così lo raccontano gli amici. Certo, difficilmente lo rivedremo sul tappeto rosso più famoso del mondo, l'anno prossimo. L'Academy Awards ha annunciato, con le scuse ai diretti interessati, adeguati provvedimenti. Al posto dei cartoncini, magari metterà un pallottoliere.