La Napoli della II Guerra Mondiale al cinema: biglietti per i lettori del Mattino

La Napoli della II Guerra Mondiale al cinema: biglietti per i lettori del Mattino
di ​Titta Fiore
Mercoledì 14 Dicembre 2016, 14:38 - Ultimo agg. 15 Dicembre, 16:43
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Quando Norman Lewis entrò a Napoli con la Quinta Armata, nel ‘43, della città con «i suoi molti giardini», le cupole e i castelli era rimasto ben poco. Solo macerie, macerie ovunque, e ovunque un’umanità affamata, ferita nella carne e nella dignità. Vide, quell’ufficiale inglese solo all’apparenza distaccato, madri di famiglia prostituirsi agli angoli delle strade per una scatoletta di carne congelata, vide scugnizzi cenciosi trattare al mercato nero da pari a pari con i militari americani, vide uomini scappare dalle bombe portandosi sull schiena gli anziani genitori, vide la morte dei bambini sepolti dalle pietre e il dolore degli adulti ridotti a campare come bestie, senza acqua e senza luce nelle rovine delle loro stesse case.

Vide e annotò l’orrore e la disperata vitalità di un popolo piegato eppure mai domo, in un diario destinato a diventare uno dei libri più letti sulla Seconda Guerra Mondiale: «Naples ‘ 44». Per anni i più grandi registi se ne sono contesi i diritti, ora Francesco Patierno, napoletano di nascita e di cuore, ha saputo trasformarlo in un documentario toccante dallo stesso titolo, accoltoi con grande emozione alla Festa del cinema di Roma. E se non fosse per la patina cesellata dal tempo sugli spezzoni d’epoca scovati negli archivi di mezzo mondo, per le immagini potenti dell’eruzione del Vesuvio o per i volti caravaggeschi in preghiera davanti al sangue di San Gennaro, davvero non ci sarebbe differenza tra quella Napoli e le città martiri dei conflitti moderni, come Aleppo, come Mosul, perché tutte le guerre sono ugualmente crudeli, dice a ragione il regista, e tutte lasciano sulle vittime incolpevoli segni ugualmente indelebili.

Spinto a leggere il libro da suo padre, all’epoca scampato a un bombardamento solo perché camminava dalla parte giusta del marciapiede, Patierno immagina che Norman Lewis torni a Napoli ormai scrittore famoso, ma con lo stesso desiderio di capire la città che non gli è mai uscita al cuore. Ed è dunque sul filo dei ricordi che passato e presente si intrecciano, che il bianco e nero dei vecchi filmati trascolora nelle immagini di oggi, che le sensazioni di allora si sovrappongono alla cronaca. È così che Lewis s’infila su per lo scalone di marmo di Palazzo Satriano, alla Riviera di Chiaia, dov’era la sede del suo comando, e così si affaccia sul porto, rivendendolo con gli occhi della mente un unico, immenso cratere, oppure sale sulla collina del Vomero, da dove anche in tempi feroci la città sapeva rendersi bellissima, «distesa sotto di noi come un’antica mappa».

«Se potessi rinascere, vorrei fosse qui» dice lo scrittore, ma l’amore per l’arte e la cultura italiane non fa velo al controcanto della memoria storica, alla narrazione senza indulgenze della miseria devastante, del tifo combattuto a colpi di Ddt, della fame e della sete, della prostituzione endemica, dei cappotti confezionati con le coperte militari rubate, delle merci «di guerra e di pace» sottratte agli alleati e vendute alla borsa nera nei vicoli di una Napoli all’improvviso milionaria.

La città sapeva «di legno bruciato», racconta Lewis nel film con la voce narrante del divo Benedict Cumberbatch (nella versione italiana, in onda a gennaio su Sky, ci sarà Adriano Giannini). E in quel mondo di militari e segnorine, di pericoli e di azzardi, di pallidi esercizi di una democrazia già minacciata di brogli e corruzione, Patierno fa interagire, come se fossero attori suoi, Mastroianni della «Pelle» e Totò di «Chi si ferma è perduto», Eduardo e Luciano Rondinella, in un omaggio che ingloba Rossellini di «Paisà» e Loy delle «Quattro giornate», «‘O sole mio» di Gentilomo e «Il miracolo di San Gennaro» di Emmer, perché tutto si tiene, nella costruzione di un archetipo. E tale Napolitorna ad essere, nello sguardo struggente del regista: non per caso nel racconto di quei giorni infami eppure vitali, spunta, accanto alla ricostruzione storica, perfino un po’ di nostalgia.

Ecco, questa era Napoli nel racconto di Norman Lewis che Francesco Patierno ha fatto suo e rielaborato per il cinema con commossa partecipazione. Da oggi il film, distribuito dall'Istituto Luce Cinecittà e prodotto da Dazzle Communication con Rai Cinema, è nelle sale. E da oggi, fino al 18 dicembre, alcuni lettori del "Mattino" potranno vedere il film su invito: a partire dalla mezzanotte di domani, per quattro giorni, i primi dieci lettori che si prenoteranno all'indirizzo email eventi@ilmattino.it potranno infatti ritirare il biglietto-invito alla cassa del cinema, semplicemente esibendo le generalità e un documento di riconoscimento.  

Ma, sull'onda del film di Francesco Patierno a tutti i lettori del "Mattino" rivolgiamo un altro invito: che ricordi avete della città e di quell'anno cruciale? Racconti di famiglia, fotografie, esperienze dirette, frammenti di vita vissuta... Sarebbe bello se voleste condividerli con noi, all'indirizzo latuafoto@ilmattino.it, per comporre dal di dentro un diario della città che seppe resistere e rinascere. Un viaggio nella memoria collettiva di un popolo. Aspettiamo le vostre testimonianze per mettere insieme il puzzle!
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