My Italy, una «Grande Bellezza» artistica senza copione

My Italy, una «Grande Bellezza» artistica senza copione
di Francesca Cicatelli
Lunedì 15 Maggio 2017, 20:22 - Ultimo agg. 21:22
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Un film irregolare che solletica la fantasia del pubblico e usa la vita e le storie come pretesto per fare arte e musica. Quasi inaugura in Italia un nuovo genere, già presente all'estero, che è quello delle pellicole artistiche, diverse dal documentario per una loro poetica, con trama costruita work in progress e innesti musicali d'autore. In effetti viene da chiedersi il perché di tante storie isolate e comunicanti allo stesso tempo seguendo il fil rouge dell'arte, affrontata con ironia e realismo. Ebbene un po' felliniano per la spontaneità che non attinge ai copioni, "My Italy" di Bruno Colella è un film (in 30 sale dal 18 maggio) corale e partecipato che pesca alle atmosfere de La Grande Bellezza di Sorrentino senza volerne realmente attingere.

Protagonisti quattro artisti "intransigenti", come li definisce Achille Bonito Oliva (che in conferenza si lascia fotografare di spalle ai fotografi su una sedia mentre guarda il cast a mo' d'irriverente direttore d'orchestra) che li ha scelti, slittano fuori dalla loro poetica e si fanno attori. Di provenienza diversa ma legati da "patriottismo italiano": nello Stivale, infatti, hanno scelto di restare. L’americano Mark Kostabi, a metà tra Warhol e de Chirico, è il "Raffaello della società di massa" perché dà plasticità all'oggetto di consumo e alimenta la mania di non relegare le sue opere in gallerie d'arte ma di venderle porta a porta, indossando i suoi quadri arrotolati nelle tasche interne del cappotto; il pittore e scultore polacco Krzysztof Bednarski, "scultore funebre" secondo Oliva che "approfitta dei morti e attraverso il suo lavoro li rimette in vita"; il pittore e performer malese H.H.Lim che con il suo hula-hoop crea sculture viventi con cui fa entrare il "tempo nello spazio", dissipando di fatto l'opera per non tesaurizzarla, e infine il pittore danese Thorsten Kirchhoff, artista sofferente, che ha realizzato toilette malinconiche nella Certosa di Padula restituendo un angolo di contemplazione in un contesto che socializza con l'esterno.
 


Ad interagire con loro, attraverso storie di fantasia, vari interpreti: Luisa Ranieri, Lina Sastri, Piera degli Esposti, Alessandro Haber, Sebastiano Somma, Achille Bonito Oliva, Krystof Bednarsky, Torsten Kirkoff, H.H. Liim, Eugenio Bennato, Pietra Montecorvino, Toni Esposito,  Enzo Gragnaniello, Edoardo Bennato,  Luis Siciliano, Nicola Vorelli, Marco Tornese, Jerzy Stuhr, Serena Grandi, Maciej Robakiewicz, Rocco Papaleo, Nino Frassica, Remo Remotti, Rino Barillari, Enzo Aisler, Claude Pommier, Francesca Tasini, Judith Freiha, Leonardo Lacaria, Giovanni Allocca, Alessandra Bonarota Sonia Totaro, Giancarlo Bizzarri. Un film che parte dall'estero, (costato 800mila euro, è stato infatti finanziato e coprodotto dalla Polonia e da privati. In Italia non ha ricevuto i fondi del ministero per i Beni culturali) con artisti estranei ed estraniati che corrono un'avventura, una diversa dall'altra, per raccontare l'Italia con occhi stranieri.

«Un film che è uno spreco - commentano Colella e Oliva -  perché l'arte è anche questo». Insomma non si esce dalla sala con una trama già risolta e soddisfacente ma con molti spunti e interrogativi che di fatto avvicinano le persone all'arte contemporanea, vista spesso con soggezione o sufficienza. Uscirà in 10 Paesi, tra cui Canada, States, Spagna, Polonia, Brasile, Portogallo, Inghilterra e sarà presentato al Marché du Film del Festival di Cannes di quest'anno. Le scene sono state girate nel corso di molti anni, accantonate e poi messe insieme per farne un film, di cui uscirà anche una versione integrale più lunga con tanto di rogo di Città della Scienza, che nella versione cinematografica è stata tagliata. Grazie anche alle inquadrature, reggono le trame, i dialoghi e i controcampi così da trasformare gli artisti in veri attori che portano alla scoperta di luoghi e sonorità straordinarie.
 

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