Cuaròn commuove Venezia con l'amarcord di «Roma», ma la favorita è Emma Stone

Cuaròn commuove Venezia con l'amarcord di «Roma», ma la favorita è Emma Stone
di Titta Fiore
Venerdì 31 Agosto 2018, 11:30
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VENEZIA - Alfonso Cuaròn incanta con il personale e nostalgico amarcord di «Roma», Yorgos Lanthimos diverte con gli intrighi di corte di «The Favourite». Se non fosse appena cominciata, se non fosse troppo presto per azzardare un palmarès, la Mostra avrebbe già trovato due seri candidati ai premi finali. Entrambi i film ruotano intorno alle donne: le due donne della vita di Cuaròn, la madre infelice e la tata amatissima, le due donne in guerra nell'Inghilterra del diciassettesimo secolo per i favori della regina Anna Stuart, la raffinata stratega lady Sarah e la cinica arrampicatrice Abigail. «È il mio omaggio al MeToo», dice sorridendo il regista greco che ha lavorato al progetto per nove anni, molto prima della nascita del movimento. «È il mio viaggio nella memoria, la mia cicatrice emozionale» ammette il cineasta messicano due volte premio Oscar, «devo a quelle figure femminili tutto ciò che sono diventato».
 
Cuaròn racconta con il ritmo avvolgente del quotidiano e con le sfumature iperrealiste di un morbido bianco e nero la vita di una famiglia borghese, la sua, in un quartiere bene di Città del Messico, Roma appunto, negli anni Settanta del secolo scorso. Anni che rivoluzionarono i costumi, travolsero le divisioni in classi, cambiarono il mondo. Spiega: «Nel Dna del film ci sono tre elementi, mai messi in discussione: la figura di Cleo, la bambinaia che consideravo una seconda mamma, il bianco e nero - ma dinamico, contemporaneo, tecnologico - e la memoria. Quando ricostruisci il passato rifacendo la casa dell'infanzia così com'era, ripescando al 70 per cento i mobili originali, rimettendo insieme la famiglia e la cerchia degli amici, è chiaro che nella testa e nel cuore scattano dinamiche inaspettate. Ho lavorato sui ricordi come un osservatore esterno, senza giudicare, ho lasciato che i dialoghi fossero istintivi, le attrici e gli attori ragazzini non hanno mai letto la sceneggiatura per intero. Il racconto fluiva sul set come nella vita vera». È sorprendente, infatti, la capacità del film di coinvolgere lo spettatore nella storia, commoventi le emozioni delle due donne protagoniste, la moglie borghese abbandonata da un marito fedifrago e la giovane domestica mixteca sedotta e abbandonata da un fidanzato mascalzone. E se «Roma» dovesse colpire al cuore i giurati almeno quanto ha entusiasmato la stampa, per la prima volta nella storia dei festival un premio importante andrebbe a un film prodotto da Netflix. Preoccupato, il regista, dalle polemiche sulla piattaforma digitale? «No, affatto. Innanzitutto Roma uscirà anche nelle sale e chi vorrà potrà vederlo, a dicembre, sul grande schermo. E poi non dobbiamo nasconderci le difficoltà che incontra nella distribuzione un cinema come questo, in bianco e nero, di nicchia. Sono grato a Netflix per averci sostenuto. Non capisco la battaglia contro lo streaming. Tanta gente non ha la possibilità o il tempo per andare al cinema, le piattaforme offrono un servizio alternativo, che male c'è?».

Emma Stone, una delle bravissime protagoniste di «The Favourite» con Rachel Weisz e Olivia Colman, ha ricomposto a distanza di un giorno con Ryan Gosling la coppia glamour di «La La Land». I colpi bassi, gli intrighi, le gelosie raccontate dal film di Lanthimos, dice, non sono poi così diversi da quelli che si vivono a Hollywood. «Certo, c'è tanta rivalità, ma lo spirito competitivo non è una prerogativa del cinema, tutti i settori ne fanno le spese». Nel film si contende con Weisz i favori pubblici e privati della regina Anna Stuart, capricciosa, infantile, fragile. Le scene di sesso lesbico? «Non abbiamo inventato niente, si è sempre fatto così». Che ne dice Lanthimos? «Dico che abbiamo voluto raccontare la complessità delle donne. Molto spesso lo sguardo maschile le rappresenta come oggetto del desiderio o subalterne al potere. Ma le cose sono più complicate. E più affascinanti».
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