Toni Servillo e Marco D'Amore coprotagonisti sul set del nuovo film «Caracas», che segna la terza regia per D'Amore

Il film è prodotto da Picomedia, Mad Entertainment e Vision Distribution. E' alla settima e ultima settimana di riprese, non risponde a un solo genere, ha l'ambizione di essere d'azione, drammatico, d' amore, politico, e profondamente sentimentale

D'Amore e Servillo
D'Amore e Servillo
Sabato 1 Aprile 2023, 13:33
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Una grande rissa, tra naziskin e una banda di immigrati girata al porto di Napoli, in un capannone dalle pareti rosse e nere nei Magazzini Tirreni. È una delle ultime scene a cui lavora Marco D'Amore, provando, le inquadrature delle «botte», dopo che al trucco, gli hanno «preparato» il volto con lividi e tagli, nel suo nuovo film da regista e coprotagonista (insieme a Toni Servillo), «Caracas», che porterà sul grande schermo, dopo «Nostalgia» di Mario Martone (candidato italiano agli Oscar 2023 e nove nomination ai David), un altro grande romanzo di Ermanno Rea, Napoli Ferrovia (Feltrinelli).

«Da lettore e spettatore ho sempre amato i racconti con dentro la vita al di là delle definizioni e Rea con una semplicità calviniana è riuscito a rendere ciò che gli è accaduto nella vita l'humus della sua scrittura - spiega D' Amore durante la pausa pranzo -. Con il cosceneggiatore Francesco Ghiaccio siamo partiti da un grande, necessario, tradimento perché il libro di Rea è come un diario di viaggio.

Nel film cambiano le dinamiche, le modalità d'incontro dei personaggi, ma abbiamo conservato quello che Rea (si è ispirato a un suo reale incontro) di fulminante ci aveva regalato, le entità dei protagonisti, il suo viaggio intimo e privato oltre la storia».

La trama ha come protagonisti un grande scrittore, Giordano Fonte (Toni Servillo) che dopo molti anni torna nella sua città Napoli, della quale compie un percorso di riscoperta. La sua «guida turisticà» è Caracas (Marco D'Amore), un uomo di estrema destra che sta per convertirsi all'islamismo. Nella storia, Caracas trascina Fonte nel gorgo della sua esistenza e del suo amore tossico con Yasmina (Lina Camelia Lumbroso). La vita e la scrittura si mischiano, come le esistenze di Caracas e di Giordano. C'è tra loro un confronto generazionale, intellettuale, emotivo, di comprensione e respingimento, si amano e odiano. 

«Francesco ed io abbiamo scritto il film pensando a Toni prima ancora che ci dicesse sì. Pensavamo che potesse innamorarsi del personaggio e del suo viaggio e così è stato. È un attore che studia tantissimo, non lascia nulla al caso, lavorare con lui è come pizzicare la corda di uno Stradivari». 

In maniere completamente diverse Giordano e Caracas sono uniti dai rischi che corrono, è come se stessero sospesi sul filo di un funambolo. Il tutto in una Napoli che per molti sarà «irriconoscibile», raccontata nelle sue contraddizioni e nella sua concentrazione di donne e uomini che vengono da ogni parte del mondo. Una «Napoli aperta, che sarà esplosiva nel film», tra più etnie e lingue: comunità che d' Amore ha incontrato e coinvolto nelle riprese.

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Venendo al personaggio di Caracas unisce in sè due percorsi molto diversi, uno estremamente politico l'altro totalmente spirituale. D'altronde Napoli è la città italiana dove ci sono più conversioni all'Islam, «7 nuovi islamici napoletani al giorno» ricorda l'attore e regista, che ha girato anche nella prima e più grande moschea della città, a pochi passi da Piazza Mercato. Per prepararsi, D' Amore ha parlato a lungo con l'Imam e segretario generale della Confederazione Islamica Italiana, Abdellah Massimo Cozzolino, napoletano, ex frate francescano. «Anche Rea, per il libro aveva passato con me qui un mese e mezzo - racconta Cozzolino - per osservarmi e dipingere questa realtà». 

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