Claudia Cardinale, 80 anni a Napoli: «Ma mai ho pensato di essere bella»

Claudia Cardinale, 80 anni a Napoli: «Ma mai ho pensato di essere bella»
di Luciano Giannini
Martedì 10 Aprile 2018, 10:25
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Pietro Germi: «Un gran regista. Devo a lui il mio primo film importante, Un maledetto imbroglio. C'era affinità tra noi. Parlava poco. Come me»; Rock Hudson: «Hollywood li metteva al bando i froci. Gli sono stata accanto fino all'ultimo»; Mauro Bolognini: «Con lui ho girato quattro film. Non ci siamo lasciati mai. Prima di morire, mi invitò a casa sua. La trovai spoglia, nuda. Mi accolse dicendomi: Volevo salutarti». C'era una volta in West» di Leone: «Come potrei dimenticarlo? Ero l'unica donna sul set! Jason Robards si innamorò di me; io di Charles Bronson, ma lui pensò bene di andarsene».

La bellezza, certo, è segnata dal tempo. La luminosità del suo viso, però, è intatta. Claudia ha un sorriso che si irradia come un'alba in primavera. «Bellissima, giovane e antica, bambina e già donna, autentica e misteriosa»; «Quanto sei bella, mi metti in soggezione, mi fai battere il cuore come un collegiale», le dice, sul set di «8½», ispirato da Fellini, Marcello Mastroianni, che le rinfacciò, poi, di non aver creduto nella verità del suo sentimento. E lei oggi risponde: «Non ci sono mai caduta». Semplice e naturale in cardigan e pantaloni neri, nel foyer del San Carlo, dove ha convocato la stampa per l'occasione, si mostra irrequieta perché vorrebbe andar fuori a fumare. Accende una sigaretta ogni 10-15 minuti: «Ma faccio tre boccate, non aspiro, se c'è qualcuno di fronte gli sbuffo il fumo addosso, e la spengo», replica con stuzzicante ironia.

Luogo e data di nascita: Tunisi, 15 aprile 1938: radici siciliane, sole del Nord Africa, sangue mediterraneo. Claudia Cardinale compie 80 anni. E li festeggia a Napoli, nella città del suo «unico uomo», Pasquale Squitieri. Qui, fino a domenica, all'Augusteo, recita in un classico di Neil Simon, «La strana coppia», virata al femminile secondo il progetto sognato da Squitieri stesso, prima di morire, per lei e per l'ultima sua compagna di vita, Ottavia Fusco, che oggi l'affianca in scena. In occasione del compleanno, però, Claudia ha chiesto, e ottenuto, un palcoscenico ancora più prestigioso, il San Carlo dove, proprio domenica 15, debutterà «Lady Macbeth del distretto di Minsk» di Shostakovich. Nel palco reale la diva italiana riceverà l'applauso del pubblico a fine spettacolo; poi taglierà la torta nel salone degli specchi assieme ad amici e colleghi, poco meno di 200 persone.
 
Claudia, qualche volta le è capitato di odiare la sua bellezza, che tanto le ha dato?
«La bellezza? Me ne frego. Non mi ha mai interessata. Mai ho pensato di essere bella».

Ha conosciuto tanti uomini. «L'unico», però, come ripete spesso, è stato Pasquale Squitieri, con cui cominciò girando «I guappi» nel 74. Perché?
«Era colto, intelligente e un po' pazzo. Aveva molte donne, ma quando io lo scelsi, sparirono. Mi ha dato una figlia... da piccola le leggeva libri difficilissimi. E, quando ci mettemmo insieme, Cristaldi, il produttore con cui stavo, bloccò tutti i suoi film».

Il napoletano Squitieri Quale rapporto ha la Cardinale con la città?
«Amo la sua musica, la cucina, anche se mangio pochissimo, e il suo mare. Sono nata a Tunisi, e per me il mare è importante; mi dà fastidio tutta quella gente che butta a terra cicche e cartacce. A Parigi ti fanno la multa».

Continua a vivere in Francia?
«Sono italiana, ma lasciai Roma perché i paparazzi si erano accampati sotto le mie finestre».

Il critico Valerio Caprara, che poco fa l'ha intervistata nel foyer del San Carlo per questi suoi 80 anni, ha evocato, tra l'altro, gli inizi della sua carriera.
«Durante la Settimana del cinema italiano a Tunisi, nel '57, vinsi il concorso per La più bella italiana di Tunisia. Ero là con mamma e papà, non sapevo niente, guardavo quando si avvicinò un tipo e mi mise addosso la striscia tricolore».

Già a quel tempo esprimeva la sua personalità di donna umile, attenta alla qualità delle proposte, ma libera e indipendente.
«Al principio, ero restia a entrare in quel mondo. I giornali mi definirono la ragazza che rifiuta di fare il cinema».

Ha lavorato con i più grandi: Visconti, Fellini, Bolognini, Monicelli, Germi, Zurlini, Comencini, Maselli, Damiani... Ha vinto Leoni, Pardi, Orsi, Nastri d'argento, David... Che idea s'è fatta, alla fine, del cinema? Se ne frega come della bellezza?
«No, no. È importante, ma non mi va di essere trattata come una diva. Io sono una persona. E, poi, in Italia il mestiere è difficile. Mancano i finanziamenti che ci sono in Francia e in America. Ecco perché accetto i film dei registi giovani. Per aiutarli; purché la sceneggiatura sia convincente».

Comunque preferisce il cinema al teatro.
«Il palcoscenico mi fa paura. Se una scena riesce male, non puoi ripeterla».

Anche per lo spirito ribelle e anticonformista l'hanno accostata a Brigitte Bardot.
«Sul set delle Pistolere, lei aveva paura di me e per una scena violenta, in cui dovevamo azzuffarci, mandò una controfigura maschile. Io m'impuntai e dissi no. Voglio lei. Ce ne demmo di tutti i colori. Ma siamo grandi amiche».

E del bellissimo Alain Delon del «Gattopardo» firmato Visconti?
«Quando si finiva di girare, si formava una lunga fila, di uomini e di donne, che voleva scopare con lui».

Alla fine, questi suoi 80 anni, come li vive?
«Bene. Non ci penso. Non ho nostalgie. Guardo al futuro. Tanto, è dal cielo che dipende tutto».

Dei divi stranieri con cui ha lavorato, chi ricorda di più?
«Mah... ce ne sono tanti... Il più bel complimento, però, me lo rivolse David Niven: Sei la più bella invenzione italiana, dopo gli spaghetti».
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