«Inferno» a Firenze: con Tom Hanks
e Dan Brown nei misteri di Dante

«Inferno» a Firenze: con Tom Hanks e Dan Brown nei misteri di Dante
di Oscar Cosulich
Venerdì 7 Ottobre 2016, 13:57 - Ultimo agg. 20:18
5 Minuti di Lettura

Dopo uno spettacolo serale di suoni e luci, con la proiezione del trailer del film su un suggestivo schermo d’acqua, allestito sull’Arno vicino a Ponte Vecchio, ieri mattina a Firenze è stato proiettato per la stampa « Inferno» di Ron Howard, terzo capitolo (dopo «Il codice da Vinci» e «Angeli e Demoni») della saga cinematografica basata sui bestseller di Dan Brown dedicati alle avventure del simbolista Robert Langdon, ancora una volta portato sullo schermo da Tom Hanks.
In attesa dell’anteprima mondiale di gala, che si terrà sempre a Firenze l’8 ottobre, prima dell’uscita del film che la Warner distribuisce il 13 ottobre in 666 copie, evocando il «numero della bestia», dopo la proiezione di ieri Ron Howard, Tom Hanks e Dan Brown, accompagnati dagli altri interpreti del film (Felicity Jones, Omar Sy e Irrfan Khan), hanno incontrato la stampa internazionale nel Salone dei Cinquecento a Palazzo Vecchio. Una scelta non casuale, visto che è il luogo dove nel film c’è la scena chiave del lungo inseguimento, che vede Langdon simultaneamente nei panni del cacciatore e del cacciato.
La trama del film (che differisce in alcuni punti da quella del romanzo da cui è tratto), conduce lo spettatore tra passaggi segreti, enigmi vecchi di secoli, mentre un miliardario, una volta stabilito che l’umanità è «la malattia» che sta devastando il nostro pianeta, ha deciso di risolvere il problema della sovrappopolazione diffondendo una nuova peste. La «cura» è, insomma, scatenare l’« Inferno», dimezzando così la popolazione terrestre. Il professor Langdon, «action hero» suo malgrado, deve salvare l’umanità risolvendo gli enigmi nascosti nelle terzine dantesche e nei dipinti del Vasari, enigmi che il miliardario ha lasciato ai suoi fanatici accoliti e che possono permettere al nostro eroe di trovare dove il folle abbia nascosto il focolaio di questo flagello.
«Oggi la cosa più pericolosa per l’umanità è l’ignoranza – ha subito detto Tom Hanks definendo così il suo concetto di Inferno – credo che non ci sia cosa peggiore che abbracciarla. Purtroppo in un momento come questo, in cui il caos sembra dominare il mondo, molti cercano scorciatoie semplicistiche, pensando di risolvere problemi troppo complessi». «Guardate solo cosa è successo negli ultimi cinque anni nei Paesi del Medio Oriente - precisa l’attore - si è scatenato un disastroso “effetto domino”. Credo che la storia dell’umanità sia a un bivio e mi auguro che si prenda una via di comprensione e ragionevolezza perché noi troppo spesso creiamo inferni per gli altri. L’ambiente è a rischio, ci sono popolazioni ancora schiave, i problemi sono enormi».
Dan Brown, comprendendo la «necessità cinematografica di modificare alcune cose del romanzo, perché altrimenti sarebbe diventato un film di trentacinque ore», si dice «grato a Ron Howard per aver mantenuto come filo conduttore di “ Inferno” il tema della sovrappopolazione. Una statistica di qualche anno fa mi fece capire come la popolazione mondiale si sarebbe triplicata in poco tempo e volevo che il mio pubblico si interessasse al problema». «Io dedico tre, quattro anni alla scrittura dei romanzi – spiega Dan Brown – e sono appassionato di arte e architettura. Così, quando mi hanno segnalato che nell’affresco del Vasari “Vittoria di Cosimo I a Marciano in val di Chiana”, proprio qui nel Salone dei Cinquecento, tra le bandiere dipinte c’è n’è una con la scritta “cerca trova”, ho deciso che quello sarebbe stato il punto di partenza dell’enigma che Langdon doveva risolvere».
Ron Howard che, dal canto suo ha già dichiarato di non essere intenzionato a proseguire questa franchise cinematografica (salvo smentite future ovviamente), si è innamorato di Firenze («è un museo a cielo aperto, ha fascino e mistero, in questa città non esiste la possibilità di fare inquadrature che non siano bellissime») e, soprattutto, ha avuto modo di scoprire e studiare Dante, rimanendone affascinato: «Nella scrittura di Dante ho trovato la radice visiva di tutto il cinema dell’orrore - teorizza il regista - le sue descrizioni hanno una forza visionaria straordinaria e non c’è cineasta che non abbia attinto dai suoi tormenti infernali». «Quella di Dante è una visione culturale e politica - conclude Howard – il modo in cui le sue idee e le sue descrizioni sono sopravvissute fino ad oggi è ciò che mi sorprende e affascina.

Comunque, per me l’“ Inferno” ha una caratteristica ben precisa: è il non riuscire a realizzarsi mai appieno». Evidentemente, mentre le preoccupazioni di Hanks riguardano la sopravvivenza del pianeta e i conflitti ideologici e religiosi, per il regista le paure sono più personali, così come del resto per Dan Brown, che confessa come la sua «versione dell’ Inferno è mettermi a scrivere un romanzo e poi rendermi conto che non ne esiste la fine. Non crediate che questa sia una cosa impossibile, perché mi è già successo».

© RIPRODUZIONE RISERVATA