Garrone porta Dogman a Cannes: «Però la mia è una storia diversa»

Garrone porta Dogman a Cannes: «Però la mia è una storia diversa»
di Gloria Satta
Giovedì 17 Maggio 2018, 08:31 - Ultimo agg. 12:54
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CANNES
Il Festival di Cannes applaude Dogman, secondo e ultimo film italiano in concorso. Protagonisti sono un mite toelettatore di cani e un balordo prepotentissimo che lo vessa, costringendolo a vendicarsi nel modo più efferato. Ma Matteo Garrone afferma che il film non parla del Canaro della Magliana. «Chi cerca riferimenti a fatti o personaggi della cronaca rimarrà deluso», scandisce il regista sulla Croisette livida come le atmosfere da lui portate sullo schermo. Dogman, nelle sale da oggi distribuito da 01, è già al centro di polemiche: la madre di Giancarlo Ricci, il pugile seviziato e ucciso nel 1988 da Pietro De Negri, ha querelato per diffamazione Garrone che racconta una storia a tinte noir interpretata dal candido Marcello Fonte (l'uomo dei cani) e da Edoardo Pesce, convincente e brutale nel ruolo del persecutore.
 

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NIENTE RIFERIMENTI
Il Canaro non c'entra, ribadisce Garrone con convinzione. «Come ho già fatto nei miei film precedenti Primo amore e L'imbalsamatore, ho preso uno spunto vaghissimo dalla realtà per poi imboccare una direzione del tutto indipendente, al servizio della mia visione di regista». Aggiunge: «Non mi interessava ricostruire i fatti, non ho mai incontrato i protagonisti del delitto di trent'anni fa. E mi dispiace se solo lontanamente il mio film possa essere accostato a persone che hanno sofferto».

Se non è la storia del Canaro, di cosa parla Dogman? «Dell'incubo di un uomo dall'indole pacifica che, dopo aver subìto una violenza psicologica, si ritrova invischiato in una spirale di atrocità. Decide di reagire e perde l'innocenza. È una storia universale di sopraffazione e vendetta. Fonte ha regalato al suo personaggio una dolcezza e un'umanità che permettono allo spettatore di non giudicarlo nemmeno quando commette degli atti estremi».
Rivela Garrone di aver cominciato a pensare a questo soggetto una dozzina d'anni fa. «Da una parte ero affascinato dall'idea di raccontare la trasformazione di una vittima in carnefice come avviene nei film Un borghese piccolo piccolo e Cane di paglia», racconta, «dall'altra non volevo rischiare di cadere nel genere splatter, cioè nell'esaltazione gratuita della violenza. Sono felice di aver accantonato il progetto per realizzare Gomorra: all'epoca non ero ancora padre e non avrei saputo descrivere il rapporto tenerissimo che lega il protagonista di Dogman alla sua bambina. Quanto alla violenza, nel film non è mai eccessiva né compiaciuta».

SUL SET CON LEO
Gli interpreti rappresentano un punto di forza di questo «western» di periferia cupo e potente. Fonte, minuto e timidissimo, mostra le foto che lo ritraggono con Leonardo DiCaprio sul set di Gangs of New York, il film in cui faceva la comparsa. Garrone l'ha pescato invece in un centro sociale di San Lorenzo di cui era custode. «Marcello è il mio Buster Keaton», sorride il regista, mentre Pesce racconta di aver avuto come riferimento «Frankenstein». Presto sarà nei panni di Califano in una serie tv.

Dogman è stato girato al Villaggio Coppola, in provincia di Caserta. «È un luogo di frontiera che aveva già fatto da sfondo a L'imbalsamatore e Gomorra, lo considero casa mia», spiega Garrone. È ora pronto a portare sullo schermo Pinocchio. Alla sua maniera, ovviamente: «Sarà un horror per bambini».

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