Con la morte di Franco Venditti non scompare solo un tassello prezioso della storia del pugilato italiano ma un piccolo pezzo di Roma. Lo storico allenatore capitolino, 83 anni da compiere il prossimo 2 settembre, era il decano dei maestri dell'Urbe: amato da tutti in modo trasversale, i suoi consigli sono stati seguiti per anni da ragazzini alle prime armi come da veterani del ring, che più di ogni altra cosa apprezzavano la sua bonarietà, la sua capacità di mettere l'atleta a proprio agio.
IL RICORDO DI MATTIOLI
«Conoscevo Franco da più di 50 anni, da quando era bambino – ricorda con dolore Italo Mattioli, tra i più amati maestri romani - Mio nonno allenava, mentre lui era alle prime armi».
SPORT E CINEMA
Franco Venditti ha attraversato epoche che ora sembrano remote: molti ragazzi ora non sanno nemmeno chi fosse Tiberio Mitri, eppure il grande peso medio triestino è stato amico fraterno del maestro capitolino («Erano culo e camicia, come si dice a Roma», ricorda Mattioli), e venne aiutato con dedizione da Venditti anche prima del leggendario match contro Jake La Motta (il ‘Toro scatenato’ portato da Robert De Niro al cinema). Pure sul grande schermo il maestro Venditti ha lasciato impresso il suo volto sorridente e la sua personalità. Una decina di opere in tutto, tra le quali brilla immortale la risposta data a Carlo Verdone/Oscar Pettinari in ‘Troppo Forte’, quando nel ruolo di un paziente, stanco delle chiacchiere del protagonista, Venditti esclama tonante «So' tre giorni che ce stai a sbomballà co sta Rhodesia». Oppure, in ‘Un sacco bello’, la frase (rivolta sempre a Verdone) «Ma basta, falla finita, ‘ndo vado te incontro». Franco Venditti lascia la moglie Ines e i loro tre figli. I funerali sono previsti oggi per le ore 11.30, nella chiesa di Santa Maria in Trastevere. «Ci saranno pugili di tante generazioni, maestri e amanti del pugilato come personalità di altri settori. Ho sentito un affetto incredibile. Mi farebbe piacere venisse anche Verdone», conclude Mattioli.