Applausi alla Mostra per Del Toro: «Il mondo è alla deriva, ma l’amore lo salverà»

Applausi alla Mostra per Del Toro: «Il mondo è alla deriva, ma l’amore lo salverà»
di Titta Fiore
Venerdì 1 Settembre 2017, 13:49 - Ultimo agg. 13:50
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Quanti modi ci sono per raccontare i mali del mondo? Guillermo Del Toro sceglie quello più soft, la favola fantasy, e con «The Shape of Water» porta a casa gli applausi più calorosi di questo principio di Mostra. Ambientazione d’epoca - Stati Uniti 1963, clima da piena Guerra Fredda - problemi attuali: razzismo, sessismo, paura del diverso e del futuro. Basta per candidarsi a tutti i premi più importanti della stagione, Leone d’oro e Oscar compresi? Visto il successo delle prime proiezioni c’è già chi giura di sì, prevedendo grandi soddisfazioni per il cinema americano tornato, non a caso, in forze sulla Laguna.

Barocco com’è nel suo stile, il regista dà fondo a tutti i generi, musical, mistery, fumetto, commedia sentimentale per raccontare lo speciale incontro, in un laboratorio segreto del governo statunitense, tra una donna delle pulizie muta e una strana creatura mezzo uomo e mezzo pesce custodita per chissà quali esperimenti e che, alla fine, riesce a comunicare e ad amare, riamata, la «principessa senza voce». Attori bravissimi - Sally Hawkins, Michael Shannon, Richard Jenkins, Octavia Spencer - riferimenti evidenti a «La Bella e la Bestia», ma anche, ammette il regista messicano, a «Teorema» di Pasolini, un bel po’ di effetti speciali, poesia quanto basta: «Il modo migliore per raccontare le cose, anche quelle serie, è la favola» spiega Del Toro. «Verso le favole gli adulti non hanno difese. Davanti a un “c’era una volta” tutti si lasciano andare. E poi il gioco dell’immedesimazione in questo caso è facile, l’America di oggi non è molto diversa di quella di allora, c’è ancora il razzismo e c’è l’angoscia del futuro... Ma per fortuna c’è anche l’amore, la forza più grande del mondo. Il mio film racconta che l’amore vince sulla paura, mi sembra un messaggio molto contemporaneo». 

Sui disastri del clima già frequentati da Alexander Payne nell’apologo fantascientifico d’apertura «Downsizing» torna invece, ma con ben altra drammaticità Paul Schrader, sceneggiatore di «Taxi Driver» e «Toro Scatenato», regista di «American gigolò» e ora in concorso con «First Reformed», una storia bressoniana con Ethan Hawke nei panni di un pastore di una chiesa riformata perennemente vuota, dilaniato dai sensi di colpa per la morte del figlio soldato in Iraq. E con Amanda Seyfried nel ruolo di un’ambientalista radicale sposata a un uomo di uguali posizioni, tutti convinti che il mondo stia per essere distrutto da spietate multinazionali e che anche la Chiesa ci metta del suo. E se pregare fosse il modo più efficace per difendere l’ambiente, finisce per chiedersi l’infelice pastore, se fosse il diavolo in persona a volere la fine del mondo? Schrader è apocalittico: «Ormai siamo schegge impazzite, l’umanità non sopravviverà a questo secolo» dice. «Tutti gli esperimenti possibili per risolvere il problema sono stati fatti, abbiamo esaurito la nostra tenuta sul pianeta e il vero problema sono gli uomini, che hanno rovinato la terra destinata ai propri figli. In passato ho raccontato la passione e il sesso, ora è arrivato il momento di affrontare temi più seri». 

L’umanità è fuori controllo, concorda mesto William Friedkin, uno che di paura si intende parecchio: «L’orrore più grande nel mondo di oggi è il terrorismo islamico. Io ne ho visto tante nella mia vita, ma mai niente di simile, niente che possa giustificare questi insensati massacri di civili. Non so cosa si stia facendo per fermarli, mentre so che per un’altra emergenza di oggi, il riscaldamento globale, non si sta facendo proprio nulla, solo chiacchiere». 

Quarantacinque anni dopo «L’esorcista», Friedkin è tornato a confrontarsi con le possessioni demoniache girando il documentario, presentato ieri fuori concorso, «The Devil and Father Amorth» sul famoso esorcista scomparso giusto un anno fa. «Lui non aveva paura del diavolo, io invece sì. Dopo aver visto padre Amorth all’opera invito tutti a non essere scettici: in fondo, non abbiamo idea di cosa ci facciamo sulla Terra né di dove stiamo andando». 
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