David di Donatello, la nuova era del premio cinematografico italiano

David di Donatello, la nuova era del premio cinematografico italiano
di Gloria Satta
Mercoledì 21 Marzo 2018, 16:53 - Ultimo agg. 22:19
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«Il cinema è una vetrina e un volano dell’immagine e della qualità italiana», ha detto il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ricevendo al Quirinale i candidati ai David di Donatello. Parole giustissime, ancor più nell’anno del grande cambiamento: i massimi premi cinematografici italiani, consegnati dalla cerimonia trasmessa in diretta da RaiUno e officiata da Carlo Conti, celebrano in questa 62ma edizione una serie di cambiamenti.

LA GUIDA. l primo cambiamento è ai vertici dell’Accademia del Cinema Italiano, che attribuisce i David: dopo un sessantennio di regno del grande critico Gian Luigi Rondi, la guida è passata a Piera Detassis, professionista appassionata ed esperta che promette di riformare in parte il regolamento, la composizione della Giuria, le regole del riconoscimento.

LA LEGGE. Il secondo cambiamento è che, dopo l’annus horribilis 2017 in cui sono crollati sia gli incassi sia la quota di mercato, il cinema italiano è avviato a riprendersi alla grande: dopo 50 anni, c’è finalmente una nuova legge, voluta dal ministro Dario Franceschini, che incrementa del 60 per cento le risorse e le attribuisce all’industria in misura certa (almeno 400 milioni all’anno) , potenzia il tax credit, obbliga le tv a produrre e tsostiene le sale, trasmettere film italiani, promuove l’immagine dell’Italia nel mondo attraverso il cinema.

LA VARIETA’. Il cinema italiano, sia pure in affanno dal punto di vista commerciale, sta dimostrando una vitalità e una varietà sorprendenti. A rifletterlo è proprio la cinquina dei titoli finalisti scelti per contendersi il David per il miglior film dell’anno: il docu-film di sapore realista “A Ciambra” del giovane italo-americano Jonas Carpignano, il musical che contamina i generi “Ammore e malavita” dei manetti Bros”, per la prima volta un cartoon, “La Gatta Cenerentola” di Rak, Cappiello, Guarnieri e Sansone, il dramma “La tenerezza” di Gianni Amelio, il bio-pic “Nico, 1988” di Susanna Nichiarelli.

LE DONNE. Inedita è anche la presenza delle donne che, sulla scia dei Golden Globe e degli Oscar, hanno deciso di far sentire la loro voce anche ai David attraverso il documento consegnato al Presidente Mattarella del gruppo “Dissenso Comune”, creatosi contro le molestie nel mondo del cinema e della cultura. Le firmatarie reclamano “una serie di iniziative concrete a partire da un Codice Etico che regoli i comportamenti negli spazi di lavoro, parità di salario a parità di incarico per tutte le lavoratrici dipendenti e, importantissimo, l’educazione al rispetto di genere e delle diversità sin dalle scuole dell'infanzia”. Mattarella è stato chiarissimo: “Spesso nei confronti delle donne si arriva a comportamenti che sfociano in pressioni indebite e in violenze, morali e fisiche”, ha detto, 2e questa distorta concezione nei confronti delle donne, presente in tanti ambiti della società, è insopportabile per persone libere».

CANNES. Un importante segnale di cambiamento del cinema nazionale, dopo i David, si vedrà molto probabilmente al Festival di Cannes, in programma dal 7 al 20 maggio: dopo due edizioni in cui nessun nostro titolo figurava in concorso, quest’anno si prospetta un “pienone” italiano. A parte “Loro” di Paolo Sorrentino, hanno buone chance di essere invitati sulla Croisette “The Dogman” di Matteo Garrone, “Euphoria” di Valeria Golino, “Lazzaro felice” di Alice Rohrwacher. Non resta che incrociare le dita.
 
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