Da YouTube al cinema, i Jackal precari stellari

Da YouTube al cinema, i Jackal precari stellari
di Oscar Cosulich
Giovedì 2 Novembre 2017, 10:26 - Ultimo agg. 14:07
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Il popolare collettivo di youtubers napoletani The Jackal approda al cinema e per il debutto affronta un genere considerato tabù per il cinema italiano: la fantascienza. È stato presentato ieri ad Alice nella Città «Addio fottuti musi verdi» scritto (con Valerio Cilio, Marco Sani e Fausto Rio) e diretto da Francesco Ebbasta (all'anagrafe Francesco Capaldo). Il film, prodotto da Cattleya con Rai Cinema, è stato realizzato con un budget di 2,4 milioni di euro e sarà distribuito in sala dalla 01 il 9 novembre, in oltre 250 copie.
 


L'acronimo del film è «Afmv» e riecheggia quello di una immaginaria serie di fantascienza-trash amata in modo feticistico da uno dei protagonisti. Il film del gruppo napoletano racconta le disavventure di Ciro (Ciro Priello), grafico che non riesce a trovare impiego ed è costretto a far lo sguattero in una trattoria napoletana gestita da un clan di cinesi. Una sera, per far contento l'amico Fabio (Fabio Balsamo), che spera di vincere i biglietti per l'anteprima del nuovo film della saga dedicata ai «Musi Verdi», invece del video richiesto dal concorso manda il suo curriculum, che finisce in mano agli alieni. In Italia non c'è speranza di essere assunti via curriculum, ma nello spazio evidentemente non è così: l'esterrefatto Fabio, infatti, è tele-portato su una nave spaziale ed assunto a tempo indeterminato. Ciro, però, dovrà districarsi tra il sogno di una carriera «stellare» e problemi molto più terrestri.

Nel cast ci sono, tra gli altri, il capo alieno Brandon (Roberto Zibetti), Matilda, amica d'infanzia cui Ciro non riesce a dichiararsi (Beatrice Arnera) e, soprattutto, le tre partecipazioni straordinarie: Fortunato Cerlino e Salvatore Esposito (i Savastano di «Gomorra» qui sono Felacone senior e junior e vendono piselli in scatola) e Gigi D'Alessio nei panni di un alieno.

 

«Sentivamo l'esigenza di raccontare una storia più lunga», racconta il regista, «finora avevamo fatto sempre video sul web e volevamo cimentarci con un linguaggio diverso. Il primo problema da affrontare è stato di carattere strutturale, quando scrivi una storia che si deve sviluppare per un'ora e mezza capisci che non puoi pensare di infarcirla con gag e battute ogni tre secondi. Abbiamo imparato che se quando arrivi a un'ora ti annoi, il problema non è di quella scena, ma della precedente. Per essere sicuri di montare il film correttamente e col giusto ritmo lo abbiamo visto 156 volte».

Sette settimane e mezzo di riprese, postproduzione laboriosa per inserire gli effetti speciali necessari a dare dignità «fantascientifica» alle scene chiave. «La sceneggiatura ha avuto almeno 25 stesure prima che ne fossimo soddisfatti», racconta Priello, «poi, per capire se il ritmo funzionava, abbiamo registrato l'audio dell'intero film con tutte le battute, facendo anche gli effetti sonori con la bocca e sovrapponendo brani di colonne sonore prese da internet. Volevamo sentire la musicalità del film, ogni tanto riascoltiamo questo audio e abbiamo visto che ci sono differenze tra la scrittura e quello che avevamo registrato».

Innamorati di «Independence Day», di Troisi («incarna la fragilità del napoletano») e dei Monty Python, i Jackal tengono a sottolineare come loro «non raccontano la Napoli classica e stereotipata. Nella mia città, se dico che parto per Milano sono già visto come un traditore e nel nostro film si parte addirittura per lo spazio. Il messaggio, se così si può teorizzare, è che in realtà l'importante non è restare, né partire, ma riuscire a realizzare te stesso. Dove lo farai non conta, perché resterai sempre napoletano, anche tra le stelle». L'ultimo ricordo è per il primo incontro con D'Alessio, per convincerlo ad accettare il ruolo: «È stata un'esperienza singolare: siamo andati a casa sua per raccontargli il film. Ci ha visto e ha detto subito: Siete quelli che mi avete preso in giro nel corto. Dopo che gli abbiamo raccontato cosa volevamo è rimasto in silenzio per venti interminabili secondi, poi ci ha guardato negli occhi e ha detto: Guaglio' provammo e facimmo. È stato fantastico, ha ironizzato su se stesso con intelligenza, sul set ripeteva continuamente le sue battute, ma anche quelle degli altri, meglio di un attore consumato».
 
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