Cannes, Almodovar
dice no a Netflix

Cannes, Almodovar dice no a Netflix
di Titta Fiore - Inviato a Cannes
Giovedì 18 Maggio 2017, 08:46
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Non s'era mai vista, a Cannes né in altri festival, una presa di posizione così netta del presidente della giuria nei confronti di alcuni film in concorso. Ma Pedro Almodovar abbandona il fair play che l'etichetta attribuisce al suo ruolo e sgancia la bomba: «Sarebbe un paradosso attribuire la Palma d'oro, o qualsiasi altro premio, a un film che non si vede in sala». Il riferimento è preciso, l'obiettivo certo: nel mirino di monsieur le president ci sono i due titoli prodotti da Netflix, «Okja» di Bong Joo-ho e «The Meyerowitz Stories» di Noam Baumbach, nonché «Wonderstruck» di Todd Haynes, finanziato da Amazon, che il direttore Thierry Fremaux ha messo in concorso contro il parere di tutta l'industria cinematografica francese, per cultura e per legge assai protezionistica. La polemica era già divampata a metà aprile, dopo l'annuncio del programma dell'edizione del settantesimo anniversario, tanta da indurre i responsabili del festival a un repentino cambio di regole: dall'anno prossimo saranno ammessi in gara solo quei titoli con uscita in sala obbligatoria. Non è bastato a tranquillizzare gli animi e ad evitare il braccio di ferro tra Cannes e i nuovi colossi dell'audiovisivo, decisi a non recedere di un passo nella loro politica di distribuzione direttamente in streaming. La dichiarazione di Almodovar ha fatto il resto.

«Se mi chiedessero di scegliere tra una Palma d'oro e la certezza di essere visto da milioni di persone in una sala cinematografica punterei senz'altro sulla seconda ipotesi» ha detto il regista spagnolo. «È proprio questo che mi preoccupa, il pericolo che con le sale muoia un mondo. Le piattaforme digitali sono il presente e il futuro, e va bene, ma non devono sostituire altre forme consolidate di consumo delle immagini né modificare le abitudini degli spettatori. Ecco il cuore del problema, ed ecco la soluzione, l'unica possibile: il rispetto delle regole del gioco». In ogni caso non ci sta, Pedro, a passare per controrivoluzionario, lui che ha fatto del politicamente scorretto una bandiera. E allora? 

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