Antonio Folletto, da Gomorra ad Abatantuono: «Non morirò camorrista»

Antonio Folletto, da Gomorra ad Abatantuono: «Non morirò camorrista»
di Oscar Cosulich
Mercoledì 3 Ottobre 2018, 07:00
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Enzo Stefanelli (Diego Abatantuono) è un tranquillo professore universitario, uomo buono che una notte salva la vita a Salvatore (Antonio Folletto) un giovane che ha una ferita d'arma da fuoco. Il ragazzo è un killer della camorra che, per sdebitarsi, offre i suoi servigi a Enzo e gli propone di uccidere un suo nemico. Il professore è turbato, sostiene di non avere nemici, ma quando Salvatore inizia ad indagare nella sua vita, scoperchia verità inconfessabili e mette a dura prova la bontà d'animo dell'ingenuo Enzo, circondato da personaggi doppi come l'amico-collega Antonio Catania, la madre Sandra Milo, la moglie Gisella Donadoni e il fratello sacerdote Roberto Ciufoli. È questo lo spunto di «Un nemico che ti vuole bene» scritto (con Heidrun Schleeff, Luca De Benedetto, Diego Abatantuono e David McWatler) e diretto dall'italo-svizzero Denis Rabaglia. Il film esce domani distribuito da Medusa e, come ha spiegato il regista, nasce da un racconto di Krysztof Zanussi: «Nel 2004 ero a Tblisi a tenere un workshop per giovani film-maker insieme al maestro polacco», racconta Rabaglia, «una sera lui mi racconta questa storia vera, che gli era appena stata raccontata ed è il primo quarto d'ora del film. Allora avevamo immaginato in che film si sarebbe potuta trasformare, ma consideravo il racconto proprietà di Zanussi. Dopo sei anni lui non ne aveva fatto niente, così gli ho chiesto il permesso di girare il film, che volevo intrigante e divertente, capace di mantenere un minimo di tensione drammatica». Per il ruolo del killer che intende sdebitarsi il regista a pensato a «'o principe» di «Gomorra», alias Antonio Folletto, napoletano, classe 1988, tra i volti più richiesti del momento: presto lo vedremo su Raiuno nella seconda stagione dei «Bastardi di Pizzofalcone» e poi a dicembre di nuovo al cinema in «Capri revolution» di Mario Martone.
 
«In realtà si tratta di due personaggi totalmente diversi», spiega Folletto, «forse a Salvatore piacerebbe essere come o principe, ma secondo me è molto meglio Salvatore». Essere chiamato in questo ruolo è stata per l'attore partenopeo una grande gioia anche perché, sorride lui, «nel 1992 io avevo quattro anni e Diego Abatantuono vinceva un Oscar con Mediterraneo, l'idea di aver potuto duettare con lui mi riempie di orgoglio». Angelo non teme il rischio di venir ingabbiato nei ruoli del napoletano camorrista perché, dice, «nell'accettare, o rifiutare, i copioni seguo solo il mio istinto, non mi preoccupo mai se il personaggio che mi offrono possa richiamare qualcosa che ho già fatto, mi infastidiscono solo le forzature, quelli che cercano di propinarti qualcosa che non sia reale. Insomma, ho detto molti no, credo fossero necessari. Non si può dire di sì a tutti», spiega lui, «quello di poter scegliere è un privilegio e lo so, ma quando hai questa fortuna devi rispettarla. Ogni sceneggiatura va letta col massimo rispetto per chi l'ha scritta, ma poi bisogna essere brutali: anche perché una storia che a me non risuona, interpretata da qualcun altro può diventare un capolavoro. Quel che conta è ricordare che noi siamo al servizio del film e se il film non fa per noi faremmo un cattivo servizio a interpretarlo ad ogni costo». Del resto non è che a Folletto il lavoro manchi: lo vedremo presto anche nella trasposizione cinematografica di «Thanks for the vaselina», «lo spettacolo di Gabriele Di Luca messo in scena dalla compagnia Carrozzeria Orfeo e da lui diretto anche al cinema. Io qui ho il ruolo che lui recitava a teatro».
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