Black Angels, le ballerine più sexy per il party più multirazziale

Sarah Loo Sagnelli
Sarah Loo Sagnelli
di Giulio Di Donna
Giovedì 24 Maggio 2018, 21:34 - Ultimo agg. 22:11
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Le Black Angels - Isa Uribe, Ana Miranda e Sarah «Loo» Sagnelli - sono la crew di ballerine più quotata della night life partenopea. Bellissime, scultoree e bravissime movimentano i mercoledì sera della storica serata «Black on the beach» di Amed Dj Kblast, appena tornata in scena, per la quindicesima stagione, all’Arenile con il suo sound orgogliosamente «nero» e il suo concept orgogliosamente multikulturale. Sara è napoletana, diplomata in danza, ha ballato in teatro (nel musical di Vacalebre su Carosone con Sal da Vinci, ad esempio), ma ha deciso di insegnare pilates per disegnare un futuro che le permetta di non abbandonare il settore.
 

 

Alle sensuali Black Angels è affidata l’immagine dei party «Black on the beach»: vi dimenate in succinti e coloratissimi abiti, sempre diversi, al ritmo di reggaeton, hip hop e trap.
«Sono entusiasta di far parte di questa squadra, anche perché mi permette di ballare il genere di musica che prediligo. Dò una mano a coordinare il gruppo che ogni settimana studia nuove coreografie, proposte originali che ci distinguono dalle altre serate».

Avete dei fans personali, non solo i soliti corteggiatori. Ma come sono nate le Black Angels?
«Il nome è stato coniato da Amed, per rappresentare al meglio il concetto di multiculturalità che contraddistingue il suo staff».

Il nightclubbing sta cambiando, un tempo al massimo si ricorreva alle cubiste, alle ragazze immagine?
«L’organizzazione per cui lavoro, la Real Sound Project, è pioniera sotto questo aspetto. Da anni punta tutto sulla spettacolarità, curao non solo l’aspetto musicale ma anche l’immagine della serata, il corpo di ballo e lo spettacolo».

Voi sfoggiate miniminiabiti, ma come veste chi balla attorno a voi?
«Sul dancefloor si tende sempre a sfoggiare la mise migliore della settimana, pronti a rilanciarla attraverso i social. Negli ultimi tempi, però, si sta riscoprendo il vero senso di un party: divertirsi. Oggi è cool anche in discoteca con la tuta».

Come vede la scena clubbing di Napoli? È diversa da quella delle grandi metropoli internazionali?
«La nostra città è da sempre culla di grande creatività, la scena clubbing è viva, competitiva e varia. Sono stata in tour, ho visto altre piazze, ognuna ha il suo stile e, soprattuto, il suo sound».

Solo che qui ormai la parola «movida» fa rima con babygang, delinquenza, risse, proteste dei residenti...
«È sbagliato associare la criminalità al mondo della notte: quelle che succede recentemente ai baretti è fenomeno antico. Piuttosto che penalizzare imprenditori e frequentatori serve un controllo più assiduo da parte delle istituzioni e forze dell’ordine».

Droga e sballo o divertimento sano e sereno? Cosa vede di più quando è in pista tutta la notte?
«Purtroppo c’è sempre una minoranza di persone che per divertirsi ha bisogno di altro oltre, a cui non basta la musica, la danza, gli amici, magari il sesso.
Ma la maggioranza vuole solo divertirsi con gli amici a ritmo di buona musica».

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