Patti Smith diventa testimonial
del Caffè del Professore

Patti Smith diventa testimonial del Caffè del Professore
di Federico Vacalebre
Sabato 3 Settembre 2016, 10:50
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In «M train», memoir da poco pubblicato da Bompiani (pagine 243, 17 euro) non sorprendono certo, nè per stile nè per contenuto, le righe dedicate all’amore per Fred «Sonic» Smith ed alla sua assenza avvertita come un assedio sempre più stretto, nè quelle spese per raccontare le visite sulle tombe di Jean Genet, Sylvia Plath, Arthur Rimbaud e Yukio Mishima. Quella è la Patti Smith che conosciamo da sempre, rockeuse dall’anarchica educazione artistico-letteraria, beat fuori tempo massimo, sciamana elettrica alla ricerca di una grande bellezza che ammetta l’oltraggio del tempo, anzi addirittura ci naufraghi dentro con oltraggiosa baldanza convinta che creatività significhi in fondo confusione. Due, invece, le scoperte a bordo di quel «Mistery train», per dirla con l’amato re Elvis, che forse però è piuttosto un «memory train». Due i tormentoni tra le diciannove stazioni-capitoli del libro, in cui storie e sogni si affastellano nell’affabulante ricerca di un’ispirazione di cui, in fondo, non c’è bisogno, visto il risultato, vista la potenzialità evocativa scandita anche da foto antiche, spesso di cattiva qualità, usate però come ulteriore madeleine proustiana per fare venire a mente - alla scrittrice come al lettore - piccole grandi emozioni altrimenti relegate nel dimenticatoio.

Due le passioni della donna di «Because the night» svelate forse per la prima volta, o comunque mai approdate in pubblico. La sua passione per i caffè - nel senso dei locali, ma anche della bevanda sorseggiata quasi con dipendenza - e per i telefilm polizieschi. Se tutto comincia seduta a un tavolino del Cafè Ino del Greenwich V illage dove la cantante si droga di caffè (con pane tostato e un piattino d’olio di oliva), il viaggio continua tra caffè celebri e non, letterari e non, moderni e non. A pagina 29 c’è addirittura una lista dei locali da non perdere per chi ami passare il tempo bevendo caffè nero bollente. Una piccola guida ai caffè del mondo dove non può mancare Napoli: Patti conosce la città e ha scelto il Caffè del Professore, istituzione di piazza Trieste e Trento, scoperta chissà quando, chissà grazie a quale suggerimento.

Poi ci sono le serie televisive, l’immedesimarsi con i detective tutti sospetti e bicchieri di whisky, quelli americani, ma anche quelli di stampo scandinavo. Due magnifiche ossessioni a cinque anni dall’exploit narrativo di «Just kids», due confessioni a cuore aperto tra dialoghi interiori e non, con persone e cose e spiriti e animali e suoni. Tra visioni poco rock - nel senso che poco spazio lasciano alla mitologia rock - ma anche molto rock - nel senso che rotolano come pietre portate via da un fiume impetuoso, da un flusso narrativo importante e senza binario alcuno. Senza binario come la violenza folle dell’uragano Sandy, come le ricerche dell’armonia perduta, anzi mai conosciuta, nel Messico di Frida Kahlo o nel Marocco di Paul Bowles.
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