Gennaro, il poeta che scrive col naso: «Io, libero di baciare con la forza dei versi»

Gennaro, il poeta che scrive col naso: «Io, libero di baciare con la forza dei versi»
di Maria Pirro
Venerdì 11 Gennaio 2019, 09:00 - Ultimo agg. 21:15
4 Minuti di Lettura
«Mi chiamo Gennaro Morra. Ho 46 anni. Da 18 sono in carrozzina, su una sedia un po' malandata con le ruote gialle, la stessa di sempre per via dell'insuperabile burocrazia, una barriera quasi invincibile. Scrivo poesie e storie, anche in questo spazio picchiettando la tastiera con il naso. Sono single, magrissimo, ironico, ho malanni che vanno e vengono ma, se penso a certe sere malandrine, ho ancora la resistenza di una canna di bambù: posso piegarmi, ma niente mi ha mai spezzato».

Al compleanno gli hanno regalato uno spettacolo burlesque, a certe feste la foto ricordo è stata scattata tutti giù per terra. Ed è stata una scelta istintiva, quella di sdraiarsi sul pavimento della discoteca, come può esserlo la stretta nei saluti con cui Morra avverte la passione degli altri o l'inconsistenza nell'assenza di pulsioni. Davanti a un corpo limitato nei movimenti a causa di una tetraparesi spastica mal curata, i due baci formali e impacciati sulle gote più spesso sono indice di una scadente educazione sentimentale. Al contrario, restano impressi gli abbracci forti, e gli sguardi, il sorriso. Gennaro ne ha uno furbo e aperto, birichino e trascinante. Non manca nemmeno questa volta, quando il poeta-scrittore, che è anche giornalista e collaboratore del Mattino, ripercorre la sua storia. In realtà, una parte è già sintetizzata nella sua opera prima, All'ombra della grande fabbrica, l'ex Italsider guardata a vista dal balcone della cucina a Cavalleggeri d'Aosta. Dove Morra si sposta su una poltrona d'ufficio, dall'alto schienale, e le rotelle minuscole, mentre il suo libro d'esordio trasmette subito gli odori della chemioterapia, affrontata in prima persona negli anni Novanta. Poi il romanzo assume un tono corale e diviso tra la tutela dell'ambiente e il ricatto del lavoro. Ed è solo una parte del tutto. Ospite in tv, dal vero, il personaggio in questione diventa strappalacrime, loda e fa commuovere la madre, prende il pubblico e colpisce dritto al cuore. Sua sorella Marianna, laureata in Conservazione dei beni culturali nonché cuoca eccezionale, è però la sua metà: da sempre. E un altro suo libro s'intitola I versi della carrozzella ed è una pluripremiata raccolta di poesie che tiene dentro ironia, rabbia e amore, oltre quello familiare. Sulla pagina personale Facebook, aperta a tutti, si trovano video, articoli, bilanci del 2018 e iniziative culturali correlate e questo vecchio post, tra pubblico e privato, che spiega bene il tono.

 

«L'altra sera - racconta Morra - ero in platea e aspettavo tranquillamente l'inizio dello spettacolo, quando si avvicina un signore anziano con un libro in mano e mi fa: Scusi, sono anch'io un poeta. Posso farle leggere una poesia». Una pausa, per spiegare: «Non è la prima volta che mi succede una cosa del genere, una situazione che mi mette in imbarazzo per diversi motivi: non riesco a leggere in situazioni scomode, non so simulare gradimento se il testo non mi piace, mi vergogno nell'essere considerato un esperto di poesia. Comunque, l'altra sera ho fatto un cenno di assenso con la testa e l'uomo mi ha piazzato la pagina sotto il naso». Ecco. «Il tempo di buttare l'occhio sul titolo e già avrei voluto che sotto di me si aprisse una botola che m'inghiottisse», aggiunge. «Sia chiaro, io capisco l'uso di un linguaggio politicamente scorretto e sono il primo che quando si descrive non usa certo metafore edulcoranti, ma intitolare una poesia Il mio amico handicappato mi sembra una scelta quanto meno discutibile...». Fortuna che «s'è avvicinato un amico per salutarmi e ne ho approfittato per soprassedere». Morra tira le somme: «Spero che i miei amici, quando pensano a me, mi richiamino alla mente per altre qualità più qualificanti e distintive. Come io non penso a loro come il mio amico frocio, la mia amica lesbica, il mio amico chiattone e così via». Autore anche di canzoni, Morra cambia registro. E Di altro amore, una delle liriche stampate, tocca nel profondo. Recita: «T'accarezzo con lo sguardo/perché ho le mani di ferro/che non sanno scivolare sulla tua pelle/E non osano sfiorarti/T'abbraccio con le parole/perché le mie braccia spigolose/non sanno avvolgerti/senza stritolarti/ Ti bacio con i sorrisi/perché ho labbra troppo tese/incapaci di dischiudersi con dolcezza sulle tue/Ti amo di altro amore/perché quello dei tuoi sogni a me non è concesso/perché mi ostino a nascondermi/dietro il muro del compromesso/accettando di vivere una vita da diverso/Ti amo di un nuovo amore/che ha il coraggio di esserti distante/nella certezza che non sarò mai il tuo amante».
© RIPRODUZIONE RISERVATA