Diabete, nuovo farmaco riduce il rischio di ictus e infarti

Diabete, nuovo farmaco riduce il rischio di ictus e infarti del 22%
Diabete, nuovo farmaco riduce il rischio di ictus e infarti del 22%
Martedì 2 Ottobre 2018, 18:27 - Ultimo agg. 18:45
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Infarto ed ictus rappresentano la complicanza più diffusa, ed anche più letale, per i pazienti con diabete di tipo 2, tanto che ogni anno in Italia si registrano 75mila infarti (uno ogni 7 minuti) e 50mila ictus (uno ogni 10 minuti) su una popolazione di circa 4 milioni di diabetici. Una sfida prioritaria è, dunque, ridurre il rischio di eventi cardiovascolari gravi tra questi pazienti, ed una nuova speranza arriva da una molecola, albiglutide, che si è dimostrata capace di ridurre del 22% le complicanze cardiovascolari nei diabetici di tipo 2 che presentano disturbi cardiaci.

Lo studio è stato presentato al Congresso dell'Associazione europea per lo studio del diabete (Easd), ottenendo la contemporanea pubblicazione sulla rivista Lancet, ed il coordinamento è dell'italiano Stefano Del Prato, del dipartimento di Medicina clinica e sperimentale dell'università di Pisa, insieme al professor John McMurray dell'Università di Glasgow in Gran Bretagna. Lo studio Harmony ha coinvolto 610 centri in 28 paesi. I pazienti con diabete di tipo 2 e problemi cardiovascolari sono stati divisi in due gruppi: ad uno è stata effettuata una iniezione settimanale con albiglutide in aggiunta alla terapia standard, mentre al secondo gruppo è stata somministrata una terapia placebo in aggiunta a quella standard.

Complessivamente, sono stati seguiti per un anno e sei mesi 9.463 pazienti. I dati hanno quindi evidenziato una riduzione del 22% del rischio di infarto, ictus e morte per cause cardiovascolari nel gruppo trattato con il nuovo farmaco. Un dato che i diabetologi definiscono «statisticamente significativo». «Siamo molto soddisfatti di questi risultati - afferma Del Prato - che ci dimostrano come questa molecola sia in grado di ridurre gli eventi cardiovascolari in pazienti con diabete di tipo 2. Dunque, questo nuovo approccio terapeutico offre ai medici un ulteriore strumento per ridurre la complicazione più comune e mortale che interessa questi pazienti».

Parla di risultati «impressionanti» anche McMurray, sottolineando come si sia di fronte «ad un'aggiunta importante agli approcci terapeutici ad oggi disponibili per affrontare questo problema» che riguarda moltissimi malati. Ma se sul fronte farmacologico e terapeutico la ricerca continua a fare grandi passi avanti, come dimostrano le decine di studi presentati al congresso Easd, prioritario resta il richiamo all'importanza della prevenzione contro lo "tsunami" diabete, che registra ritmi di crescita enormi in tutto il mondo. Su questo punto i diabetologi internazionali sono concordi, tanto che dall'Easd è stata lanciata quest'anno la nuova Coalizione "Forum europeo per il diabete" - che vede come protagonisti medici, pazienti, ma anche decisori politici e industrie - con l'obiettivo di indirizzare le politiche dei vari paesi ad una maggiore presa in carico del problema diabete.

Un forte richiamo in tal senso arriva anche dal presidente della Società italiana di diabetologia (Sid), Francesco Purrello: «Smettiamola di assistere rassegnati alla marea montante del diabete di tipo 2; gli strumenti per prevenire  questa condizione grave e potenzialmente mortale, che riguarda circa 4 milioni di italiani e 60 milioni di europei, ci sono e vanno messi in pratica». Dal presidente Sid arriva quindi una proposta: «È necessaria una grande campagna di prevenzione mirata al diabete, in analogia a quanto fatto in passato contro il fumo, e siamo anche favorevoli a misure come la tassazione del "cibo spazzatura"».
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