Bimbi obesi, la cura inizia a scuola: pagella sull'educazione alimentare

Bimbi obesi, la cura inizia a scuola: pagella sull'educazione alimentare
di Maria Pirro
Giovedì 25 Settembre 2014, 03:28 - Ultimo agg. 29 Settembre, 18:32
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La tentazione il fai-da-te: diete improvvisate con scarsi risultati. Imparare a mangiare sin da bambini per mantenersi in forma, per, decisivo anche per ridurre l'uso di farmaci e tenere sotto controllo malattie insidiose. È questo il senso degli studi scientifici pubblicati su obesità e salute, tra gli ultimi il lavoro di équipe su «Diabetes care» realizzato da Katherine Esposito, professore associato di endocrinologia e malattie del metabolismo alla Seconda Università di Napoli. «I dati raccolti da gennaio 2004 - spiega Esposito - hanno avuto lo scopo di valutare l'impatto del regime alimentare su pazienti con diabete tipo 2 di nuova diagnosi». Risultato? «A distanza di otto anni gli effetti della dieta mediterranea, a confronto con quelli di una dieta a basso tenore di lipidi, mostrano una minore necessità di pillole per la glicemia, il miglioramento della salute vascolare della carotide e una maggiore probabilità di remissione del diabete» dice il docente, al lavoro anche con l'Osservatorio regionale sulla dieta mediterranea che in queste settimane sta mettendo a punto una «pagella» sull'educazione alimentare da proporre nelle scuole per affrontare una situazione allarmante. Un bimbo campano su due è in sovrappeso, record negativo in Europa.



Osservatorio sulla dieta mediterranea

Tra tabelline ed esercizi di grammatica, cosa mangiare andrebbe illustrato alla lavagna. «È una lezione decisiva, che vogliamo diffondere sempre più nelle scuole proponendo un programma annuale anziché iniziative episodiche e prevedendo anche una pagella sull'educazione alimentare e sull'educazione fisica» afferma Vito Amendolara, presidente dell'Osservatorio regionale sulla dieta mediterranea già patrimonio immateriale dell'umanità. Il progetto, al via da ottobre, punta a coinvolgere alunni iscritti in 200 istituti, dalla quarta elementare alla seconda media, con insegnanti e famiglie. In più, è prevista l'istituzione di un tavolo regionale sull'obesità che definisca le linee guida da adottare nelle mense e altre attività di sensibilizzazione. Il record negativo della Campania, 5 bambini su 10 sono in sovrappeso, mentre in Italia sono 3 su 10, è rilevato dal sistema di sorveglianza nazionale Okkio alla Salute realizzato dall'Istituto superiore di sanità.



Rischi e rimedi

Si nota un preciso trend nord-sud: «L'obesità infantile è minima nelle regioni settentrionali e aumenta inesorabilmente man mano che ci si sposta verso le regioni meridionali» dicono il pediatra Gianfranco Mazzarella e l'epidemiologo Renato Pizzuti, referenti di Okkio alla Salute per la Campania. Incide il contesto sociale, economico, culturale, urbanistico. «Madri con scolarità bassa o nulla hanno una probabilità doppia di avere figli obesi rispetto alle mamme laureate» affermano Mazzarella e Pizzuti. Non a caso, un progetto sperimentale sul tema, promosso da Asl e Comune, già coinvolge 100 mamme di Secondigliano, con figli iscritti alla scuola primaria. «Un altro tassello importante è l'istituzione di un menu, certificato dai medici dell'Osservatorio, per i bambini nei ristoranti» ragiona Amendolara. «Educare alle scelte alimentari nell'età scolare è la prima arma di prevenzione delle patologie croniche come diabete, patologie cardiovascolari e cancro» sottolinea Esposito. «Insegnare a mangiare sano vuol dire è possibile sin da piccoli legando, ad esempio, alla scelta dei colori i sapori della dieta mediterranea e rendere, nel piatto, la piramide alimentare più familiare».



L'obesità infantile si è triplicata dagli Anni 80, in particolare tra i bambini. Le proiezioni dell'Organizzazione mondiale della sanità segnalano, per il 2015, 2,3 miliardi di adulti in sovrappeso e 700 milioni di obesi. «In Campania si contano già 3 milioni di abitanti in sovrappeso e 750mila obesi e ammonta a 800 milioni la spesa sanitaria per curare le malattie correlate all'obesità» avvisa Amendolara. Una dieta ricca di frutta e verdura, di cereali integrali e di olio di oliva come principale condimento è probabilmente il primo accorgimento per «limitare i danni». Il progetto «Sistema di indagini sui rischi comportamentali in età 6-17 anni» svela infatti che ogni giorno il 9% dei bambini non fa colazione, il 30% la fa in maniera non adeguata, circa il 50% consuma bevande zuccherate o gassate e un bambino su quattro non mangia frutta e verdura. Quasi la metà ha la televisione in camera e un bimbo su 5 pratica sport per non più di un'ora a settimana. Difatti, «la diffusione dell'obesità non è omogenea: si registra soprattutto nelle zone più urbanizzate, Napoli e Caserta» dice professore Franco Contaldo, responsabile della Medicina interna e nutrizione clinica del Policlinico Federico II, che sta realizzando una ricerca specifica sul tema. «Chili di troppo» come malattia sociale: «Sarebbero utili interventi per favorire una vita all'aria aperta e, soprattutto, l'educazione fisica invogliando a usare di più i parchi pubblici. Per adolescenti e bimbi, occorre più di un'ora di attività motoria al giorno per un'ottimale composizione corporale, decisiva per evitare un danno nello sviluppo per tutto il resto della vita». “Facciamo il primo passo insieme” è lo slogan dell'Obesity day, giornata di sensibilizzazione in programma il 10 ottobre. Venerdì 26 settembre , nell'auditorium degli scavi di Pompei forum su «Il concetto di nutrizione Dal 79 dopo Cristo al 2015. A lezione dagli antichi romani per proteggere la salute nel futuro».



Le conseguenze della crisi

Ai tempi della crisi, aumentano ancora i rischi per la salute. Secondo i pediatri, il 54% delle famiglie ha tagliato le spese per controlli diagnostici e specialistici, il 60% anticipa lo svezzamento per risparmiare. Il latte artificiale nel 55% dei casi è scelto dai genitori solo in base al prezzo e non più su consiglio del medico, mentre il 35% non può dare adeguato spazio al “baby food”, cibi studiati e prodotti per bambini. Cattive abitudini crescono, secondo due indagini parallele condotte su 600 pediatri di famiglia e 1000 genitori di tutta Italia su iniziativa di Paidòss, il nuovo Osservatorio nazionale sulla salute dell'infanzia e dell'adolescenza. Di più. L'80% dei genitori di bambini fra zero e 14 anni ammette difficoltà economiche a garantire cure adeguate ai propri figli, limitandole allo stretto necessario. «Una situazione che si profila allarmante» scrive nel report il presidente di Paidòss, Giuseppe Mele e presidente uscente Fimp. Disagi più pesanti al Sud.