Ok al testamento biologico
il registro anche a Salerno

Ok al testamento biologico il registro anche a Salerno
di Giovanna Di Giorgio
Giovedì 13 Luglio 2017, 07:55 - Ultimo agg. 09:12
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Un’apposita normativa nazionale manca. Ma ci sono la Costituzione italiana, la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, la Convenzione sui diritti umani e la biomedicina di Oviedo del 1977. E c’è, naturalmente, il Codice di deontologia medica. Ma, soprattutto, esiste un «diritto perfetto», quello che non ha bisogno di leggi applicative per essere esercitato. È sulla base di tali norme e principi che il Comune di Salerno ha deciso di dotarsi di un Registro per i Testamenti biologici. Adottato dalla giunta, su relazione del sindaco Enzo Napoli, il regolamento dovrà ora essere approvato dal consiglio comunale.

Otto articoli in tutto, in attesa che venga approvata una legge nazionale in materia, potrebbero far rientrare Salerno nella lista dei Comuni italiani che si sono dotati di quel registro che dà ai cittadini la possibilità della «dichiarazione anticipata di volontà sui trattamenti sanitari». Senza costringerli, come spesso accade, a doversi recare dal notaio di fiducia. In altri termini, il regolamento adottato dalla giunta istituisce il Registro del cosiddetto Testamento biologico. Lo strumento, cioè, che permette a una persona in condizioni di intendere e di volere di decidere e comunicare anticipatamente i trattamenti sanitari a cui vuole o meno sottoporsi nel caso in cui dovesse trovarsi in situazioni di incapacità di esprimere il proprio consenso informato a causa di malattie o traumi cerebrali irreversibili o invalidanti. Per dare fedele esecuzione alle proprie volontà, la persona nomina un fiduciario per le cure sanitarie che, nel caso in cui diventi incapace, viene chiamato a intervenire sulle decisioni che riguardano i trattamenti sanitari.

Nel modello di «dichiarazione anticipata di trattamento» allegato alla delibera di giunta, destinato anch’esso al placet dell’assise cittadina, si dà la possibilità di nominare più fiduciari. Ma, soprattutto, si dà spazio a una dichiarazione fondamentale: «Non richiedo in alcun caso l’eutanasia – si legge - ma, ove indicata, la sedazione palliativa per controllare sintomi e dolori altrimenti non dominabili». Una precisazione necessaria per eliminare ogni dubbio su una possibile confusione con la «dolce morte». E per ridurre al massimo l’inevitabile dibattito che la decisione porterà con sé. Del resto, in Parlamento si discute da anni di una legge in merito. Invano.
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