Scienze delle Comunicazioni
il futuro ha già vent’anni

Scienze delle Comunicazioni il futuro ha già vent’anni
di Barbara Landi
Martedì 23 Maggio 2017, 08:00
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Non più Scienze della comunicazione, ma «Scienze della Comune Emozione». È la suggestione, tradotta in suggerimento, a cambiare il nome del corso di laurea avanzata al termine del seminario di studi sulle carriere dei primi laureati d’Italia. Suggestione, suggerita nel suo intervento da Pier Donato Vercellone (presidente Ferpi) ammirato dalla ricchezza dell’esperienza ventennale del corso. A confrontarasi, ieri mattina nell’aula de Rosa, Emanuele Nenna (presidente Assocom, Gianluca Perrelli (Buzzoole), Luca Formicola (Payclick), Francesco Di Primio (Spring Professional Italy). Comunicazione che è empatia, passione, creatività, storytelling, innovazione; soprattutto, creazione di un legame emotivo. Venti anni da quel 26 settembre 1996, dalla prima sessione di laurea che ha proclamato i pionieri del settore. Il racconto e l’emozione degli ex studenti e delle esperienze di successo dei singoli percorsi professionali incrocia la riflessione per capire cosa migliorare nel processo formativo di una comunicazione sempre meno definibile. Non una reunion, nè una semplice festa secondo Annibale Elia, direttore del Dipartimento di Scienze politiche, sociali e della comunicazione. «È una riflessione su cosa significa essere professionisti del settore – spiega – Il primo quinquennio fu sperimentazione pura. Non volevamo offrire specificità in verticale, ma costruire profili nuovi, ancora non definiti dall’Istat. Abbiamo avuto tutti contro. Il nostro non voleva essere un semplice titolo accademico, ma un invito a diventare imprenditori di se stessi, ad unire discipline differenti con una mentalità manageriale». Poi la critica; «L’accademia italiana non è vista come produttore di crescita e sviluppo, in cui si sperimentano contaminazione e creatività. Il nostro ricercatore Stefano Perna, di recente, è stato il primo selezionato tra i docenti dell’Academy Apple, ma agli esami di abilitazione scientifica nazionale rischia di essere bloccato da recinti e codici accademici. È un’università vecchia».
In platea, insieme agli ex studenti, i professori, tra cui Guelfo Tozzi, Alfonso Siano, Simonetta Vietri, Francesco Amoretti, Alessandro Laudanna, Paolo Piciocchi, Gino Frezza, Stefania Leone, ricercatori e dottorandi. C’è la matricola numero 1, Marianna De Caro.
 
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