«Processo per piazza Libertà»: un’altra grana per De Luca, chiesto rinvio a giudizio per il governatore

Vincenzo De Luca nel cantiere di Piazza della Libertà all'epoca in cui era sindaco di Salerno
Vincenzo De Luca nel cantiere di Piazza della Libertà all'epoca in cui era sindaco di Salerno
di ​Petronilla Carillo
- Ultimo agg. 5 Aprile, 12:56
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Nuova richiesta di rinvio a giudizio per il governatore Vincenzo De Luca. Il reato contestato, questa volta, è di falso in atto pubblico per aver approvato, quando era sindaco di Salerno, assieme alla sua giunta, la variante urbanistica da otto milioni di euro per la realizzazione di piazza della Libertà, una delle opere sulle quali l’allora primo cittadino di Salerno (era il 2010) aveva puntato per dare un nuovo volto alla sua città. Le richieste, firmate dai pm Antonio Cantarella e Guglielmo Valenti, sono state depositate presso la cancelleria dell’ufficio gip/gup, ma la data dell’udienza preliminare non è ancora stata fissata.

De Luca non è l’unico indagato: con lui anche altre ventisei persone tra le quali l’intera giunta comunale (tra cui Eva Avossa, Gerardo Calabrese, Alfonso Buonaiuto, Augusto De Pascale, Domenico De Maio, Ermanno Guerra) e altri amministratori che siedono oggi in consiglio regionale. Si tratta del presidente della commissione trasporti Luca Cascone; quello della commissione bilancio Franco Picarone; del segretario dell’ufficio di presidenza Vincenzo Maraio e del consigliere regionale Aniello Fiore, tutti eletti alle ultime regionali nelle liste collegate a De Luca.

Ipotesi di reato più gravi per gli altri indagati, tecnici e imprenditori impegnati nell’opera, accusati a vario titolo di peculato e turbativa d’asta. Si tratta dell’ex dirigente ora in pensione Domenico Barletta e del dirigente Alberto Di Lorenzo (già coinvolti con De Luca nell’inchiesta sul termovalorizzatore); quindi dei funzionari comunali dell’ufficio tecnico Antonio Ragusa e Lorenzo Criscuolo; degli imprenditori e tecnici di cantiere Gilberto Belcore, Armando ed Enrico Esposito, Paolo Baia, Patrizia Lotti; Sergio Delle Femmine, Salvatore De Vita, Marta Santoro, Antonio Fiengo, Mario Del Mese e Vincenzo Lamberti. Per dodici tecnici era stata anche avanzata richiesta di arresto poi bocciata dal giudice per le indagini preliminari Stefano Berni Canani. 
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