Pontecagnano, Anastasio al gip:
«Non volevo fare il sindaco»

Pontecagnano, Anastasio al gip: «Non volevo fare il sindaco»
di Angela Trocini
Sabato 25 Febbraio 2017, 07:00 - Ultimo agg. 08:07
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Si è difeso punto su punto respingendo le accuse che gli sono state mosse dalla magistratura salernitana. Il consigliere comunale di Pontecagnano Antonio Anastasio, nell’interrogatorio di garanzia che ha reso ieri in carcere in seguito all’arresto per tentata violenza privata e per il tentativo di aver attentato ai diritti politici del cittadino, ha offerto una lettura differente e alternativa dei fatti in ordinanza e chiarendo al gip del Tribunale di Salerno, Pietro Indinnimeo, «di non avere interesse, rispetto alle contestazioni mossegli, a far cadere l’amministrazione comunale. Né di avere mire politiche come, ad esempio, fare il sindaco».


Con carte alla mano, Anastasio ha anche circoscritto i rapporti di conoscenza con alcuni dei coindagati, dando agli stessi una qualificazione imprenditoriale e quindi lecita. E ripercorrendo la parte di ordinanza cautelare che lo riguarda, passo dopo passo, ha chiarito ogni aspetto, comprese le intercettazioni. C’è da dire che i contatti che Antonio Anastasio avrebbe avuto, per quanto si legge nell’ordinanza cautelare, sono stati con Francesco Mogavero, con il quale il consigliere comunale avrebbe avuto rapporti professionali relativamente alla frequentazione di quest’ultimo della scuola guida dello stesso Anastasio. In seguito all’interrogatorio di garanzia, gli avvocati Antonio Boffa e Giuseppe Della Monica chiederanno nei prossimi giorni la scarcerazione di Anastasio essendo - a loro parere - modificato e rivisitato il quadro cautelare. 


Il consigliere comunale è stato l’unico a rendere interrogatorio mentre tutti gli altri indagati raggiunti mercoledì dall’ordinanza cautelare, al contrario, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Il blitz «Perseo» è la seconda fase di una precedente operazione dei carabinieri della compagnia di Battipaglia, agli ordini del capitano Erich Fasolino, che a luglio scorso portò in carcere i vertici e i più stretti collaboratori dell’organizzazione che voleva imporre la leadership sulle principali attività economiche e commerciali del territorio. Tutto ciò a suon di aggressioni ed attentati. Ma Francesco Mogavero con i fratelli Enrico e Sergio Bisogni, a capo dell’agguerrito gruppo che spadroneggiava anche nella Piana del Sele fino a Campagna, volevano compiere un fondamentale «salto di qualità». 
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