Omicidio Aziz: i giudici a Pagani
per ricostruire il percorso dei killer

Omicidio Aziz: i giudici a Pagani per ricostruire il percorso dei killer
di Nicola Sorrentino
Venerdì 28 Ottobre 2016, 19:34
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PAGANI. È durato all'incirca due ore l'esperimento giudiziale per ricostruire il percorso dei killer che uccisero, nell'estate del 2008, il tunisino Mohammed Abdel Aziz e Sandro Cascetta. I giudici del processo che vede imputati Francesco Fezza, Andrea De Vivo e Vincenzo Confessore (ritenuti il braccio armato del clan di camorra Fezza - D'Auria Petrosino) hanno ripercorso la strada che i presunti killer avrebbero effettuato quel giorno, a bordo di un Sh a volto coperto.

Giudici, carabinieri, avvocati difensori e tecnici del comune di Pagani, nel Salernitano, impegnati nei rilievi fotografici, sono partiti da piazza Corpo di Cristo, per poi proseguire in direzione della villa comunale lungo corso Ettore Padovano, via Astarita, via Amendola e infine via Matteotti. Tra i dubbi da chiarire, c'è il percorso effettuato dagli assassini, che avrebbero preso una strada in controsenso dopo aver commesso il brutale omicidio. Un episodio che l'Antimafia classificò di "matrice camorristica".

Al vaglio dei magistrati anche la visuale e le posizioni dei testimoni presenti quel giorno. La prossima udienza sarà celebrata il prossimo 11 novembre, con il contro esame di Domenico Califano, il pentito che con le sue ricostruzioni avrebbe svelato dinamiche e movente di quell'omicidio. La Cassazione aveva annullato la sentenza di ergastolo per De Vivo, Fezza e Confessore, rimandando gli atti a Salerno per un nuovo processo. La fase dibattimentale dovrà chiarire diversi aspetti, non approfonditi dai giudici in secondo grado. Stando alle indagini del pm Maurizio Cardea, il tunisino Aziz sarebbe stato ucciso con 24 colpi di pistola perché “ribelle” e contrario al monopolio della gestione della droga a Pagani, per mano del clan. A morire fu anche l'amico Sandro Cascetta, per un proiettile vagante che gli perforò il polmone. Le strade sono state chiuse al traffico, per permettere ai magistrati di verificare in prima persona il tragitto fatto quel giorno dai killer.  
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