Concorso per vigili truccato, il perito:
«Perso l'80% della memoria dei pc»

Concorso per vigili truccato, il perito: «Perso l'80% della memoria dei pc»
di Nicola Sorrentino
Domenica 21 Ottobre 2018, 13:31
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NOCERA INFERIORE - «Nei computer c'è solo il 10% della memoria di 10 anni fa, altri dati non è più possibile recuperarli». È questa la conclusione alla quale è giunto il consulente informatico nel processo in Appello per il concorso di vigili urbani a Nocera Inferiore. Sentito giorni fa, il teste ha spiegato di non aver trovato traccia di compiti modificati o elementi alterati nei computer. L'ipotesi accusatoria è quella che vedrebbe alcuni vigili colpevoli di aver truccato quel concorso, riuscendo ad ottenere la prova ancor prima della data di svolgimento del test. Gli eventuali falsi, così come le tracce alterate, sono state cercate solo nel dieci per cento delle memorie del pc, utilizzati quel giorno in un'aula della scuola Solimena. In primo grado, gli imputati furono tutti assolti. Al banco degli imputati ci sono quattro vigili urbani ed un ex dirigente comunale, con le accuse di abuso d'ufficio e falso ideologico in concorso. 

Sono il comandante della polizia di Angri, Anna Galasso, all'epoca al comando di Nocera; Luigi di Muro, Fiorentino Mastroberti, Carmine Fortino, Prisco Petrosino e Andrea D'Elia. Nel collegio difensivo i legali Valerio De Nicola, Francesco Vicidomini e Michele Alfano. Il processo si aggiornerà il prossimo 7 dicembre, con le discussioni della procura e le arringhe degli avvocati. Secondo la sentenza di primo grado, gli elementi vagliati in tre anni di processo non consentirono di «ritenere la prova dei fatti oggetto d’imputazione. Né consentono di ritenere che le tracce dei temi fossero state effettivamente anticipate e divulgate a soggetti determinati. Il venir meno della prova del fatto principale esclude la sussistenza della prova dei reati ascritti negli altri capi d’imputazione». Era il 2009. I giudici smontarono le accuse della procura, che parlavano di favoritismi nei confronti di alcuni dei partecipanti, ribadendo l’assenza di prove. Accuse che si sarebbero basate su di un «clima di sospetti, percezioni e interpretazioni», senza riscontri in probatori. 
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