Missione in Libia salpato
da Salerno l'ospedale militare

Missione in Libia salpato da Salerno l'ospedale militare
di Adolfo Pappalardo
Sabato 24 Settembre 2016, 08:22
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Un'operazione lampo. Nel cuore della notte. L'arrivo intorno le 22 e la partenza all'alba: poche per permettere alla San Marco le operazioni di imbarco di alcuni containers dal porto di Salerno. Area blindata e nessun contatto tra il personale militare e quello di terra. Operazione pianificata già da giorni nell'ambito della missione Ippocrate in terra libica. Prima l'invio delle truppe italiane l'altra sera, poi la nave anfibia della Marina che inverte la rotta verso il nord del Mediterraneo per le operazioni di carico. Una quindicina di containers contenenti tutto il materiale e le attrezzature per allestire un ospedale da campo vicino Misurata. Così come stabilito lo scorso 8 agosto dal sottosegretario agli Esteri italiano, Enzo Amendola, durante la sua visita ufficiale a Tripoli, in cui era stato affrontato con i libici la questione della fornitura di un ospedale da campo di rapido dispiegamento da parte dell'Italia. Il premier Fayez al Serraj infatti aveva chiesto, direttamente con una lettera al premier Matteo Renzi, il supporto degli italiani alla luce dell'elevato numero di caduti e di feriti, rispettivamente 300 e 1.800 solo fino al mese scorso, registrati nella lotta contro lo Stato Islamico.

Più che truppe o aiuti di altro genere, in Libia, dopo la caduta del regime di Gheddafi servono più che mai medici e attrezzature per la cura dei feriti. Poi la conferma dello stesso vicepremier libico Ahmed Maitig con l'annuncio della visita di una delegazione italiana guidata dal direttore dell'ospedale militare Celio di Roma e composta anche da altri militari deputati alla pianificazione della missione. Da quel momento si è messa in moto la macchina organizzativa per far sorgere il «Role 2» nei pressi di Misurata. E se i militari sono partiti da Livorno, per i materiali è stato scelto sin dall'inizio il porto di Salerno. E quindi alla volta della Libia, oltre ai circa 200 paracadutisti del 186esimo reggimento della Folgore, provenienti da Siena, per garantire un'adeguata cornice di sicurezza a chi opererà sul campo, sono già partiti anche alcuni membri del personale sanitario militare. Il 15 agosto gli specialisti italiani hanno visitato l'ospedale di Misurata per valutarne l'operatività, una settimana dopo una seconda ricognizione e l'invio di un nucleo di collegamento per coordinare l'attività umanitaria. Con le idee chiare su cosa possa servire per supportare l'esercito del governo di accordo nazionale. E, ancora, nei giorni scorsi una piccola aliquota di militari, composta da 6 medici e un nucleo per la sicurezza, era giunta m Libia con voli militari per approntare un Role 1, vale a dire una piccola struttura di 12 posti letto per effettuare triage e pronto soccorso. Ora invece entro due settimane il Role 2, l'ospedale da campo italiano che sarà allestito nell'aeroporto di Misurata, che quando sarà pienamente operativo potrà ospitare 50 posti letto oltre a sale operatorie e rianimazione. Una missione di camici bianchi e mimetiche.

Un'operazione illustrata dal ministro della Difesa Roberta Pinotti, assieme al ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, lo scorso 13 settembre, intervenendo alle commissioni parlamentari di Difesa ed Esteri. Non è la prima volta che dallo scalo di Salerno partono mezzi e uomini verso fronti di guerra. Senza andare troppo indietro nel tempo una decina di anni fa, da Salerno partirono uomini e truppe verso l'Afghanistan e l'Iraq, Naturale se tra Salerno e Persano c'è il 19° Reggimento Cavalleggeri Guide. Gruppo impiegato già in Libano, in Somalia, nel 1992 e, successivamente, nelle operazioni Kfor, in Kossovo, Enduring Freedom, in Afghanistan e in Iraq. I militari del 19° Reggimento hanno sempre svolto, nell'ambito delle missioni all'estero, incarichi delicatissimi e di estrema responsabilità: basti pensare che proprio le Guide, con uno speciale gruppo tattico, prepararono l'insediamento della Forza di pace internazionale in Afghanistan, subito dopo la cacciata del regime talebano. 
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