Pasto domestico al posto della mensa comunale, vincono le famiglie contrarie alla refezione del Comune. La prima sezione del Tar Campania (sezione di Salerno) ha accolto in via definitiva, con due sentenze, il ricorso di una parte di genitori del capoluogo contrari al diniego della consumazione del pasto casalingo durante le ore del servizio di refezione comunale nelle scuole. I giudici hanno quindi dato torto al Ministero dell'istruzione e del merito, all'Ufficio scolastico regionale e ai presidi degli Istituti comprensivi Medaglie d'Oro e Calcedonia di Salerno.
Contro il caro mensa deciso dal Comune prima dell'anno scolastico, centinaia di famiglie del capoluogo (circa 900) avevano deciso, in segno di protesta, di far portare da casa ai propri figli un pasto cucinato dalle mamme.
«Da dirigente dello Stato rispetto pienamente la sentenza del Tar Campania - dichiara la preside del comprensivo Calcedonia, Annamaria Martulano - Il tempo mensa non costituisce un mero consumo individuale di cibo ma ha un alto valore formativo ed educativo. A scuola esistono regole precise che tutti dovrebbero rispettare. Il senso della refezione scolastica è insegnare ai bambini la sana alimentazione, varia ed equilibrata. Le richieste di questi genitori metteranno in difficoltà i docenti, il personale Ata, l'organizzazione della scuola. Si andrà ulteriormente a svalutare il ruolo della scuola». Per il preside del comprensivo Medaglie d'Oro, Emilio Costabile, «le motivazioni della scuola sono di ordine pedagogico, educativo e didattico del tempo mensa che si ispirano ai principi dell'educazione alla sana alimentazione che rientrano nell'offerta formativa dell'Istituto». Intanto il Comitato Caro Mensa Salerno apprende «con soddisfazione le due sentenze di accoglimento del Tar Salerno con le quali si segna una importante strada a favore del consumo del pasto domestico nei refettori scolastici. Auspichiamo - scrivono i genitori - che a partire dal prossimo anno scolastico tutte le famiglie che sceglieranno per i propri figli il consumo del pasto domestico non vedranno ancora ostacolata la propria scelta alimentare la quale, come definita dai giudici, è l'espressione di un proprio interesse legittimo».