Nell'hospice che allevia il dolore:
«Dottore bello, fatemi una siringa»

Nell'hospice che allevia il dolore: «Dottore bello, fatemi una siringa»
di Francesco Faenza
Martedì 23 Ottobre 2018, 06:25 - Ultimo agg. 24 Ottobre, 07:03
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«Prego, accomodatevi, certo che siamo aperti, non abbiamo mai chiuso». Ore 9 di mattina, all’hospice “il Giardino dei girasoli” c’è un via vai di pazienti. Accompagnata dalla figlia, una signora anziana implora la somministrazione di una iniezione: «Dottore mio bello, vi prego, voi siete il mio angelo, sento un dolore forte, fatemi una siringa». L’”angelo” dei malati tumorali è Antonio Mignone, anestesista di lungo corso, ex sindacalista, dirigente medico all’ospedale di Oliveto Citra: «Sono a Eboli dal 16 aprile, all’Hospice non abbiamo mai smesso di lavorare». Mignone ha sostituito Alessandro Marra, il medico accusato di aver ucciso un paziente 28enne di Battipaglia. L’inchiesta sulla sottrazione di farmaci ha ridotto il personale all’hospice: sei persone sospese, ma le attività proseguono. 

Ogni settimana bisogna assistere 40 pazienti domiciliari che vivono tra Eboli, Battipaglia e altri comuni della piana del Sele. Sette malati occupano le stanze attrezzate nell’hospice di via Acquarita. Poi ci sono i pazienti in day hospital e quelli che passano per un dolore acuto e improvviso. «Chiudere? È da folli pensarlo. Lei vede quante persone ci chiedono un aiuto? Gli infermieri sospesi per le indagini li abbiamo sostituiti. In settimana arriveranno altri due infermieri da Nocera», assicura Mignone. L’hospice è vivo, opera come sempre. Il danno di immagine è enorme. Ma nei corridoi e negli ambulatori non c’è tempo per l’amarezza. I pazienti chiedono attenzioni, i telefoni squillano. Ci sono le visite ambulatoriali, i malati di passaggio, quelli allettati a casa e nelle stanze della struttura. 
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