Faceva prostiture la figlia 13enne
le tolgono anche l'altra bambina

Faceva prostiture la figlia 13enne le tolgono anche l'altra bambina
di Viviana De Vita
Sabato 24 Giugno 2017, 08:00 - Ultimo agg. 08:13
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Dopo cinque mesi di carcere è stata tolta alla madre ed è finita nella stessa casa famiglia che, dallo scorso gennaio, ospita la sorella maggiore. E’ forse l’inizio di una nuova vita per la bambina figlia della 31enne di Pontecagnano destinataria di un’ordinanza di custodia cautelare con la pesantissima accusa di aver costretto la figlia maggiore, appena 13enne, a prostituirsi con un anziano per pochi spiccioli. Il provvedimento disposto dal tribunale per i minori, che ha accolto l’istanza avanzata dal curatore speciale della piccola, l’avvocato Viviana Caponigro, è stato eseguito ieri mattina mentre è ancora pendente il procedimento per valutare la decadenza della responsabilità genitoriale a carico della madre che, alcuni giorni fa, su disposizione del Gip del tribunale di Salerno Berni Canani, ha ottenuto il beneficio dei domiciliari. Un provvedimento d’urgenza quello eseguito ieri e maturato con tutta probabilità in seguito all’incidente probatorio nel corso del quale sono emerse gravi responsabilità dell’indagata accusata dalla figlia maggiore. Fu la stessa 13enne ad affermare di non voler mai più rivedere la madre e a «pregare» il giudice di toglierle la sorellina, che oggi ha appena 8 mesi, affinché – sostenne l’adolescente – «non faccia a lei quello che ha fatto a me». La donna ha sempre respinto ogni accusa affermando di essere una buona madre. Intanto, dopo l’incidente probatorio, le indagini a carico della 31enne di Pontecagnano accusata di sfruttamento della prostituzione minorile sono alla stretta finale: nel corso dell’incidente probatorio la ragazzina ha reso una sofferta testimonianza che è ora al vaglio dei magistrati. Sebbene infatti dalla 13enne non sarebbe giunta alcuna conferma in relazione alle accuse di prostituzione minorile, non ci sarebbe stata alcuna smentita in merito ad altri inquietanti aspetti dell’inchiesta come quello inerente la perversa abitudine della donna di “offrire” la figlia nel corso di telefonate con i clienti.
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