Eboli, inchiesta sul dottor morte:
«Ha ucciso un malato terminale»

Eboli, inchiesta sul dottor morte: «Ha ucciso un malato terminale»
di Petronilla Carillo
Sabato 20 Ottobre 2018, 08:00 - Ultimo agg. 12:01
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Dovevano occuparsi di quanti soffrono, accompagnare i malati terminali al loro naturale destino addolcendone il dolore attraverso cure palliative domiciliari. Dall'hospice Il giardino dei girasoli di Eboli uscivano tutti i giorni per «servizio» ma a casa dei pazienti loro assegnati non si facevano mai vedere. Al massimo si preoccupavano di fare una telefonata per sapere se c'era qualche problema. Un comportamento, quello dei sette infermieri per i quali sono scattate ieri le misura interdittive per la durata di dodici mesi, che era sotto gli occhi di tutti, anche del medico Alessandro Marra che, in qualche circostanza si era raccomandato con uno di loro, Cosimo Galdi, di «non fare cazzate, di non alterare le carte amministrative e di non falsificare le firme dei pazienti».
 
Raccomandazioni che il medico faceva ai suoi infermieri anche se, nella giornata di ieri, è stato lui il destinatario della misura restrittiva più grave: gli arresti domiciliari. Diverse le contestazioni a suo carico mosse dal sostituto procuratore Elena Guarino e accolte dal gip Ubaldo Perrotta ma la più grave resta quella di omicidio. Il caso è quello di un ragazzo di 28 anni di Battipaglia, Carmine Giannattasio, che il medico ha volutamente «far addormentare» per evitargli sofferenze. Tutto ciò all'insaputa della famiglia che aveva chiesto l'intervento dei sanitari solo per alleviargli il dolore. Un episodio, questo, sul quale sono in corso ulteriori accertamenti per capire se ci siano altri episodi di questo genere. Gli indagati, diciotto, di cui undici destinatari di misure interdittive, sono tutti dipendenti della Medicina del dolore e Medicina legale del distretto 64 di Eboli, Asl Salerno.

L'inchiesta è partita a settembre dello scorso anno dopo la denuncia di una infermiera che aveva notato la mancanza in farmacia di quattro fiale di morfina. Di qui le indagini che hanno portato i carabinieri del Nas a scoperchiare un vero e proprio vaso di Pandora. Sono stati individuati i dipendenti (medici dirigenti e infermieri specializzati) che si assentavano ingiustificatamente - anche per l'intera giornata - da lavoro dopo aver timbrato; che utilizzavano l'auto di servizio per faccende personali; che falsificano le schede dei report di accessi giornalieri - quelli in pratica che documentavano i servizi esterni per le visite domiciliari-; che falsificavano le firme dei pazienti relativamente alle prestazioni ricevute. E non solo.

Nel corso dei controlli i carabinieri del Nucleo antisofisticazione hanno anche trovato, a casa degli indagati, materiale «prelevato» dalla farmacia: da medicinali ospedalieri costosi a garze e siringhe. Quindi hanno potuto constatare come un sindacalista abbia minacciato l'infermiera per farle fare «marcia indietro».

Questi i destinatari delle misure restrittive: ai domiciliari Alessandro Marra, medico in servizio presso medicina del dolore; provvedimenti di interdizione per Giovanni Zotti, dirigente responsabile medicina legale; Antonio Magrini, dirigente medico medicina legale; Luigi Mastrangelo, dirigente medico medicina legale; quindi gli infermieri professionali Carmine Iorio; Davide Di Maio; Cosimo Galdi; Loredana De Ruberto; Liliana Moccaldi; Gerarda Conte; Claudio Schettini. Insomma, una intera struttura dell'Asl è stata ieri mattina smantellata: su quattro sanitari a Medicina legale, solo uno non è finito nell'inchiesta. Identica situazione per l'hospice. Di qui la necessità da parte dell'Asl Salerno di inviare sul posto altro personale. La curiosità: i medici indagati sono consulenti della procura di Salerno.

«Se ti rendi conto che è proprio in uno stato di delirio terminale bisogna addormentarlo definitivamente». Lo dice Antonio Marra nel corso di una telefonata intercettata dai carabinieri del Nas di Salerno (agli ordini del colonnello Vincenzo Maresca e del maggiore Vincenzo Ferrara) ad un collega che si rifiuta di fare l'intervento. Intervento che poi farà lui stesso iniettando al ragazzo una dose mortale di Naloxone.
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