Eboli, cancellata la delibera sulla pace: consiglieri nella bufera

Sotto accusa finiscono Maratea e Lavorgna che hanno dato un assist alla minoranza, anche il sindaco conte bacchetta i suoi

Il corteo per la pace
Il corteo per la pace
di Laura Naimoli
Giovedì 28 Marzo 2024, 07:00 - Ultimo agg. 08:29
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Trovare una strada per la pace non è cosa semplice, lo dimostra il consiglio comunale di Eboli che, dopo aver fatto saltare il punto relativo alla delibera sul cessate il fuoco, ora si ritrova spaccato.

La decisione assunta dalla commissione di presidenza di cancellare il punto della richiesta del cessate il fuoco dal prossimo consiglio del 9 aprile, con il voto di Maratea e con l’astensione di Lavorgna, entrambi consiglieri di maggioranza, ha scatenato l’indignazione del Comitato per la Pace e non solo.

«La vergogna non basta più. Quella che doveva essere una moderata delibera di consiglio diventerà un manifesto. I rappresentanti della città non sono stati eletti per affiggere manifesti - scrive il comitato - è gravissimo e vergognoso che tutti quelli dell’opposizione presenti alla conferenza di presidenza e due gruppi di maggioranza, Eboli Domani e Uniti per il Territorio non riescano ad esprimere nemmeno una richiesta di cessate il fuoco. È un’offesa al senso di umanità». Sotto accusa finiscono Maratea e Lavorgna che hanno fatto un assist alla minoranza. Tale è sembrato l’affronto, tanto che il sindaco si è sbrigato a dissociarsi dai suoi stessi consiglieri.

«Prendo le distanze dall’incomprensibile decisione assunta che ha capovolto la volontà unanime della III commissione e condivisa dalla città. La proposta di sostituire la delibera consiliare con un manifesto svilisce la funzione del consiglio comunale che viene svuotato delle sue prerogative - afferma Conte - non è condivisibile, soprattutto, la decisione del tutto personale di due componenti di maggioranza».

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Maratea spiega: «Queste polemiche sono strumentali e coprono il vero obbiettivo promosso dal comitato e sostenuto dall’amministrazione. Non ritengo opportuno né umano spettacolarizzare un dramma vissuto in Palestina come in Ucraina al fine di consentire a qualcuno di porre sul mucchio di macerie, di morti e feriti, la propria bandierina politica».

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