Camorra, il killer di Simonetta era libero di comprare voti

Camorra, il killer di Simonetta era libero di comprare voti
di Nicola Sorrentino
Martedì 22 Agosto 2017, 08:17 - Ultimo agg. 23 Agosto, 16:48
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Il suo nome a Nocera Inferiore, oltre a fare ancora paura, significava rispetto. Ancora oggi, nonostante il tempo trascorso e il suo pentimento. La ragione è riconducibile a ciò che lui stesso rappresentò negli anni 80 e 90, quando per conto di Raffaele Cutolo, «'O professore di Ottaviano», faceva da referente insieme a Salvatore Di Maio di quello spietato clan di camorra conosciuto come Nuova Camorra Organizzata, con ramificazioni in tutta la regione, città di Nocera Inferiore compresa. Ma anche per un delitto eccellente, quello della 11enne Simonetta Lamberti, figlia del giudice Alfonso, morta il 29 maggio 1982 proprio per mano sua. A morire doveva essere il magistrato, che rimase ferito nell'agguato. La figura chiave dell'indagine con tanto di blitz della Procura Antimafia di Salerno è quella di Antonio Pignataro, 60enne pluripregiudicato, che dal 2015 stava scontando la sua pena agli arresti domiciliari. Ora è di nuovo in carcere, ma non è più il reato di omicidio a essergli contestato, bensì quello di essere a capo di un'associazione di stampo mafioso che avrebbe avuto interessi in alcune attività dell'amministrazione comunale: un'inchiesta con 20 indagati e quattro arresti.

Pignataro si sarebbe speso per portare voti a diversi candidati al consiglio comunale e per far assumere persone in società private che lavoravano per enti pubblici. Come un qualsiasi boss di riferimento, si sarebbe speso anche per risolvere problemi di microcriminalità e beghe tra pregiudicati. Circostanze che lo hanno riportato dietro le sbarre, dalle quali era uscito per via di un tumore al fegato in stato avanzato e per un'altra serie di gravi patologie. La sua libertà era prevista per la fine dell'anno. Nel suo curriculum criminale vanta almeno una trentina di condanne definitive. Dalla Nco alla Nuova Famiglia, nelle ultime due relazioni che la Dia ha steso per delineare la geografia dei clan, il suo nome sarebbe ancora influente insieme a quello di Macario Mariniello. Pensiero che combacia con quello del sostituto procuratore Vincenzo Senatore, che inquadra la sua figura come quella di un boss ancora capace di imporsi su tutto il territorio.

L'inchiesta che lo riguarda è quella dello scorso anno, «Un'altra storia», che permise alla Dda di delineare la presunta egemonia criminale dei fratelli Michele e Luigi Cuomo nella città capofila dell'Agro. Dopo quel fiume di arresti, l'attenzione si sarebbe spostata su Pignataro, il cui nome avrebbe rappresentato ancora una garanzia di protezione per pregiudicati e cittadini comuni. Il suo spessore criminale viene giustificato da una serie di episodi che i carabinieri del Ros ricostruiscono con dovizia di particolari. A lui ci si rivolge per far desistere un creditore ad Angri per bloccare un recupero di soldi nei confronti di un suo conoscente. Allo stesso modo, l'Antimafia parla di punizioni pianificate verso collaboratori di giustizia, del tentativo di far desistere una famiglia ad occupare un appartamento Ina Casa già nelle disponibilità di un'altra persona e di intimidire un ragazzo colpevole di aver rubato una stufa nel quartiere: «Lo Zio ti sta cercando, non ti mettere in condizione che fa una squadra e ti manda all'ospedale. Vai sotto al suo balcone e chiedi scusa».

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