Cava de' Tirreni, il bullo in classe stanato e vinto da un videoclip musicale

Cava de' Tirreni, il bullo in classe stanato e vinto da un videoclip musicale
di Nico Casale
Domenica 12 Novembre 2017, 13:36
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«Il loro figlio era vittima di bullismo da parte di un compagno di scuola perché si contendevano una ragazzina. Me lo rivelarono i genitori di un alunno, durante un incontro scuola-famiglia. Non feci nulla, decisi di attendere. Alla prima occasione utile ne parlai in classe, ma senza fare riferimenti specifici all'episodio. A distanza di anni, dico che, la mia, fu la scelta giusta». È il racconto di Emiliana Senatore, insegnante di italiano alla scuola media Balzico di Cava de' Tirreni e autrice di «Mi voglio bene», un libro sulle nuove forme di bullismo scritto a quattro mani con la psicologa clinica e forense e un passato da insegnante, Maria Anna Formisano. «Dopo qualche giorno prosegue Senatore feci vedere un filmato a quella classe. Scelsi un video musicale in cui si vede un episodio di prevaricazione ai danni di un ragazzino. Fu a quel punto che il giovane, in passato bersaglio del compagno bullo, si alzò e rivelò l'esperienza vissuta». Emiliana Senatore non è amante della didattica tradizionale, ascolta e parla molto con i suoi studenti, lavora sulle emozioni. In quasi trent'anni di insegnamento ha imparato a riconoscere quali possano essere i segnali da non sottovalutare: «Calo dell'umore, spiega apatia, diminuzione o aumento di peso sono campanelli di allarme da non sottovalutare». La scuola deve sì fare, ma coinvolgendo tutti gli attori istituzionali affinchè sia possibile arginare il fenomeno bullismo tra i banchi. «Innanzitutto informare le famiglie e il dirigente scolastico - evidenzia Senatore ma anche fare prevenzione per far comprendere, a vittima e carnefice, il rischio bullismo».
 
È difficile, tuttavia, che i ragazzini raccontino ciò che accade. «Le nuove generazioni rileva Senatore assumono un atteggiamento timoroso, quasi omertoso. La paura predomina». Nelle centododici pagine, edite da AreaBlu Edizioni, le due autrici, attraverso i racconti dei ragazzi, analizzano un fenomeno che tende sempre più a precocizzarsi e ad assumere forme gravi in età adolescenziale. È il caso di Giacomo (nome di fantasia) che ha da poco compiuto quindici anni, indirizzato, dalla famiglia e dalla scuola, ad una consulenza psicologica specialistica. «Da circa un anno ricorda Maria Anna Formisano - assume condotte aggressive nei confronti dei genitori, di se stesso, degli insegnanti e degli altri in genere». Giacomo ha picchiato un amico, responsabile, secondo lui, di averlo guardato storto, di averlo denigrato e deriso. Ha aggredito la madre, verbalmente e fisicamente. Ma anche se stesso. È autolesionista. «È stato per tre mesi chiuso in camera aggiunge Formisano - vivendo per scelta in una sorta di ritiro individuale tra le mura domestiche». Giacomo viene descritto dai genitori come un ragazzo sveglio, ma mai violento. «Mostra, però, - chiarisce - difficoltà a stare per molto tempo in uno spazio aperto. Vive in ansia e con disturbi del sonno e attacchi di panico». Così si scopre che Giacomo è stato vittima di cyberbullismo. «Viene torturato rileva Formisano in chat da vari falsi profili social dove è insultato e definito ragazzo senza coraggio. Si rintana in casa perché ha paura, ma un giorno decide di vincerla e aggredisce la madre». La paura è vinta, pensa lui. È pronto per diventare un bullo. «Questo è quanto può accadere nella mente della vittima di bullismo: si può passare dallo status di vittima allo status di carnefice».