Vi è un’area al confine tra Pagani e Sant’Egidio del Monte Albino che da anni è contesa tra i due comuni. Ciascuno dice che è sua, portando le proprie ragioni, finite oramai da qualche anno davanti ad un tribunale. Per il Comune di Pagani è area agricola, per quello di Sant'Egidio è industriale. In gioco, uno spazio di un chilometro e mezzo quadrato su cui sono distribuite diverse attività industriali e 2.500 abitanti.
Nel 2020, il Tar assegnò i metri quadrati al Pagani, che risulta proprietario catastalmente della porzione di territorio, con le concessioni date dal comune di Sant'Egidio.
Intanto però, i problemi sono per i cittadini, specie tra quelli disorientati nel pagare tributi o rinnovare un semplicemente documento personale. A questo si aggiunge la manutenzione di strade e dei servizi necessari. Ne ha risentito persino il Puc, visto che l'area è contesa e non si sa bene a chi appartenga. Nel frattempo sono trascorsi 25 anni. Uno spiraglio potrebbe intravedersi, ora, il prossimo febbraio, per la pronuncia del Consiglio di Stato. I giudici potrebbero confermare la decisione del Tar o emettere nuova ordinanza, con contestuale valutazione. Nel caso dovesse essere accolta la sentenza del Tar, il Comune di Pagani avrebbe un aumento della popolazione del 5%. Diverso il ragionamento fatto da Sant'Egidio del Monte Albino, che spiega di aver provveduto ai servizi essenziali in quell'area, come l'illuminazione pubblica, manutenzione delle strade e scuole, da molto tempo. Esiste anche un ufficio per impugnare i tributi a carico dei residenti della zona contestata. Sono circa 500 i nuclei familiari. Nel 2019, la Provincia di Salerno provò a mettere una parola fine alla questione, riconoscendo a Sant'Egidio buona parte dell'area. Il ricorso al Tar fatto dal Comune di Pagani aveva, invece, rimesso in moto la querelle giudiziaria.
Quando la Provincia assegnò quella zona, i tecnici spiegarono che erano «213 anni che catastalmente queste strade stanno in modo e poi rientrano in zone contestate, sulla scorta delle conoscenze acquisite dai Comuni sui servizi offerti ed opere fatte e sulle contestazioni della commissione tributaria, abbiamo tentato di individuare un nuovo confine e quindi si è determinata questa proposta che è stata sottoposta al consiglio provinciale»". L'origine della controversia, infatti, risale al 1806, quando un decreto del Governo istituì il Catasto provvisorio. All'epoca, i Comuni fino al 1806 facevano parte di un unicum politico-amministrativo, denominato Città di Nocera, che comprendeva tutti i Casali negli attuali territori di Nocera Superiore, Nocera Inferiore, Pagani, Sant'Egidio del Monte Albino e Corbara. La zona contestata va da via Nazionale e prosegue su via Pepe e via Mazzini.