Accusati di aver favorito la fuga
di un killer della Nco assolti

Accusati di aver favorito la fuga di un killer della Nco assolti
di Nicola Sorrentino
Mercoledì 21 Marzo 2018, 11:51
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PAGANI. Il primo era accusato di avergli prestato un casolare da utilizzare come nascondiglio e poter dunque trascorrere la sua permanenza in zona. L'altro, invece, gli avrebbe concesso la propria auto per spostarsi liberamente, dietro versamento di soldi. Sullo sfondo la latitanza dell'ex killer della Nco, Antonio Nastro, arrestato nel giugno 2012 dopo essere scappato dal carcere di Fossombrone un anno prima. L'uomo aveva approfittato di un permesso premio, non facendo più rientro nella casa circondariale dove doveva restarci a vita, in virtù di una sentenza d'ergastolo. Dopo anni di processi, il giudice ha assolto i suoi due presunti fiancheggiatori: sono Stefano Vuolo, 60enne di Corbara e Francesco D'Amaro, di 33 anni. L'accusa per entrambi era di favoreggiamento. Nel primo caso, per Vuolo, i giudici del collegio del tribunale di Nocera Inferiore hanno ravvisato come Nastro si recasse nel casolare per dormire in un letto ben nascosto dietro ad un armadio. E di aver avuto accesso al fabbricato liberamente, essendo la porta aperta, senza mai avvisare Vuolo. Quest'ultimo non era mai comparso nelle intercettazioni della Dda, nè alcun testimone aveva mai riferito sulla circostanza che l'imputato potesse sapere che un killer della camorra trascorresse notti nel casolare di famiglia. 

Diverso il ragionamento per D'Amaro, accusato di essere stato l'autista del pregiudicato. Ma anche stavolta, con l'imputato difeso dall'avvocato Vittoria Schiavo, dal processo non sono emersi elementi o prove che confermassero la tesi dell'accusa. In sostanza, D'Amaro aveva ammesso la consegna della sua auto a Carlo Esposito (complice di Nastro) "confermando la consapevolezza che a bordo della stessa avrebbe potuto viaggiare anche il Nastro". Ma - precisano i giudici - lo seppe solo due o tre settimane dopo che la stessa auto sarebbe stata utilizzata anche per trasportare il latitante. Dal dibattimento è emerso che D'Amaro temesse la caratura criminale del latitante, "pur con la rassicurazione che l'auto non sarebbe stata utilizzata a scopi illeciti". Ma quando seppe delle rapine commesse, si tenne "il più possibile a distanza per evitare coinvolgimenti". Ma nè l'uso effettivo dell'auto da parte di Nastro è stato provato, nè è stata dimostrata la reale sussistenza di una concreta e consapevole condotta di agevolazione da parte di D'Amaro. I giudici hanno deciso per l'assoluzione perchè il fatto non sussiste
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