L'accoglienza in camera da letto

L'accoglienza in camera da letto
di Anna Trieste
Lunedì 18 Giugno 2018, 08:41
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In un’intervista radiofonica rilasciata in occasione dell’apertura dei Mondiali di calcio, la deputata russa Tamara Pletniova ha dichiarato che sebbene non sia nazionalista e non abbia alcunché in contrario alla mescolanza sovranazionale dei generi, in ogni caso per lei sarebbe meglio se i russi si accoppiassero con i russi e più in generale che durante questi Mondiali le proprie concittadine non cedessero alle lusinghe dell’amore carnale nei confronti degli stranieri arrivati in città. Ora, senza addentrarsi nella valutazione politica dell’invito, è evidente che si tratta di una pretesa irrealizzabile oltre che anacronistica.

Da che mondo è mondo, infatti, si sa che Cupido conosce soltanto una lingua e che questa magicamente, complice spesso la simultanea traduzione degli ormoni, risulta quasi sempre comprensibile a tutti, a prescindere dalla nazionalità o dal luogo di provenienza. Ma nel caso dei napoletani si tratterebbe addirittura di una pretesa pericolosissima. Se i partenopei applicassero infatti alla propria vita sessuale la legge protezionistica della Pletniova e chiudessero i propri cuori e le proprie camere da letto agli stranieri e ai turisti di passaggio in città verrebbe meno anche l’ultima speranza di trasformare il pianeta in un posto migliore. Un posto cioè abitato per buona parte da napoletani. 

«Vivrei volentieri in un mondo fatto tutto da napoletani» ammise infatti non a caso Mastroianni. E De Crescenzo avvertì: «Napoli è l’ultima speranza per la sopravvivenza dell’umanità». «È destino dell’Europa di diventare Napoli», profetizzò infine Malaparte. E allora, quale modo migliore per spargere un pochino di umanità in Europa e nel mondo se non quello di esportare attraverso l’ammore carnale il seme e il gene della napoletanità? 
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