Roma, troppi soldi per le scuole. L'allarme dei presidi: «Non riusciamo a spenderli»

Piovono finanziamenti per realizzare progetti di potenziamento nelle scuole italiane in vista dell’estate, ma gli istituti non sono in grado di utilizzarli

Roma, troppi soldi per le scuole. L'allarme dei presidi: «Non riusciamo a spenderli»
Roma, troppi soldi per le scuole. L'allarme dei presidi: «Non riusciamo a spenderli»
di Chiara Adinolfi
Sabato 4 Maggio 2024, 07:21
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Laboratori, attività ludiche, corsi Stem (dall’inglese, acronimo di scienze, tecnologie, ingegneria e matematica). Piovono finanziamenti per realizzare progetti di potenziamento nelle scuole italiane in vista dell’estate, ma gli istituti non sono in grado di utilizzarli. Dopo anni di sotto finanziamenti, infatti, il paradosso è che stavolta i fondi ci sono, ma c’è una «sovrapposizione di progetti - spiega Valeria Sentili, dirigente scolastica dell’Ic Morvillo di Roma - Dare risorse alle scuole è positivo, ma quando si tratta di gestirle, emergono criticità che sono legate ai tempi di presentazione delle domande, alla disponibilità dei docenti ma anche degli alunni: il rischio è che ci siano pochi alunni per troppe attività».

I NUMERI

La maggior parte delle scuole, infatti, è impegnata nella messa a terra dei progetti previsti dalla Missione 4 del Pnrr per interventi finalizzati “alla riduzione dei divari territoriali nel I e II ciclo della scuola secondaria e alla lotta alla dispersione scolastica”: 750 milioni di euro distribuiti nelle scuole italiane dal ministero dell’Istruzione in base alle necessità degli istituti e dei territori.

A questi, si aggiungono i 600 milioni del Pnrr “volti a sviluppare le competenze Stem, digitali e di innovazione”. Fondi già stanziati dal Mim che le scuole sono tenute a utilizzare in attività extracurriculari.

In aggiunta, il ministero dell’Istruzione ha presentato il suo Piano estate: 400 milioni “per finanziare attività di inclusione, socialità e potenziamento delle competenze per il periodo di sospensione estiva delle lezioni”. In sostanza, gli stessi obiettivi previsti dal Pnrr. La differenza, però, è che l’adesione ai fondi è volontaria. Per accedervi, le scuole possono presentare la loro candidatura entro il 24 maggio. Troppo poco tempo, per le segreterie delle scuole già alle prese con la gestione dei fondi Pnrr e con un organico Dsga (Direttore dei Servizi Generali e Amministrativi) ridotto. Il risultato è che, almeno a Roma, la maggior parte delle scuole rinuncerà a quei fondi.

LA VOCE DEI PRESIDI

«Non parteciperemo al Piano estate. E so che anche molti colleghi faranno la stessa scelta. C’è una mole di finanziamenti e tutti vertono sul potenziamento delle competenze dei ragazzi. Non c’è un’offerta diversificata- commenta Giuseppina Ubriaco, preside dell’Ic Villaggio Prenestino - non avremmo neanche i docenti necessari: molti sono precari e quelli che si rendono disponibili sono sempre gli stessi e sono già impegnati nei progetti Pnrr. Questi fondi del Piano estate rischiano di essere buttati».

Anche Rosamaria Lauricella, preside dell’Ic Valente di Roma, in zona Prenestina, non parteciperà al Piano estate: «c’è troppo poco tempo per organizzare le attività». Se è vero, infatti, che i progetti del Mim possono essere svolti entro il 2025, le attività devono essere comunque presentate entro il 24 maggio e avviate entro la fine di quest’anno. «Si continuano a stanziare fondi per i progetti d’estate, ma non per rendere le scuole degli ambienti più confortevoli. D’estate a Roma le temperature sono molto elevate, e i locali delle scuole non sono adatti - aggiunge Lauricella - Noi teniamo aperte le aule, ma fin quando le condizioni sono queste, le adesioni ai progetti saranno comunque basse. Parliamo di 4 o 5 bambini. I genitori, se possono, scelgono le alternative». Per i dirigenti, quindi, sarebbe stato meglio posticipare lo stanziamento dei fondi al prossimo anno, quando i progetti del Pnrr saranno conclusi, o investire le risorse diversamente. «I nostri bagni perdono. Non abbiamo né docce né spazi adeguati dove fare sport - conclude la preside dell’Ic Valente - Per vivere le scuole d’estate servono zone d'ombra, zone alberate. Serve rinfrescare le aule dove si svolgono i laboratori. Non basta dire, da un mese all’altro: aprite le scuole».

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