Il 17 maggio si celebra la Giornata internazionale contro l'omolesbobitransfobia. E in questa occasione, in Campidoglio, alla presenza del sindaco Roberto Gualtieri, sono stati presentati i risultati dell’attività del Contact Center/Gay Help Line di Roma Capitale. Sono ventunomila i contatti ricevuti nell’ultimo anno dal numero verde 800713713, a riprova che violenze e discriminazioni sulle persone lgbt+ non si fermano.
«I 21mila contatti raggiunti con questo servizio sono solo il primo passo verso una città sempre più accogliente e attenta a ogni suo cittadino – dice l’assessora alle Pari Opportunità Monica Lucarelli - Una Roma policentrica fatta di prossimità con l’apertura in futuro di sportelli Lgbt+ in più Municipi, una Roma inclusiva che lavora per eliminare le disparità.
«ll tempo che abbiamo al governo della città ci permette di introdurre l’ottica di genere negli strumenti che abbiamo a disposizione con obiettivi chiari - sottolinea Michela Cicculli, presidente della Commissione capitolina Pari Opportunità - Migliorare la vita di chi vive la nostra città ed è parte della comunità Lgbt+, favorire la crescita di una città libera aperta e plurale e costruire nel paese la cultura dei diritti. In concreto significa costruire gli strumenti della cittadinanza piena, come ha dimostrato il sindaco Gualtieri, tenendo saldo un asse democratico di alleanze a partire dagli enti locali con cui siamo in sintonia».
Le richieste di aiuto
Dai dati della Gay Help Line, emerge che le più colpite sono le persone trans: le segnalazioni riguardano il 14,7% dei contatti, e, in particolare, interessano i giovani e gli adolescenti. Sul totale dei gestiti, il 41,6% subisce violenza omotransfobica in famiglia in seguito al coming out. Le vittime sono per il 31,6% giovani tra gli 11 e i 26 anni.
Nel 15 per cento dei casi, sono i minori Lgbt+ ad essere vittima di maltrattamenti familiari protratti nel tempo. Si va dalla reclusione in casa ai tentativi di conversione, fino alla violenza verbale e fisica. Nel 5,7% dei casi il bullismo omotransfobico ha favorito l'abbandono scolastico. Ed è appena uno studente transgender su cinque ad aver ottenuto l'applicazione a scuola della "carriera alias", ossia l'autorizzazione ad utilizzare nei documenti scolastici pronomi e un nome alias congruente con il genere dello studente.
Il 17% dei giovani che si è rivolto alla Gay Help Line dice di aver perso il sostegno economico dei familiari. E ciò, per la gran parte delle vittime, ha avuto inevitabili ricadute sui percorsi di studio e formazione.
Su circa 400 casi di giovani Lgbt+ cacciati di casa è soltanto il 10% a trovare ospitalità nelle case famiglia protette.
Per il 12,6%, violenza e discriminazione omotransfobiche sono state causa di marginalità sociale e disagio abitativo anche nelle fasce di età adulte. Dell'11,4% di segnalazioni di discriminazione lavorativa, tre casi su quattro riguardano trans per cui la barriera nell'accesso al mondo del lavoro è elevatissima.
Il 12% delle segnalazioni riguarda aggressioni, molestie e atti di odio omotransfobico in luoghi pubblici o sul posto di lavoro.
«In questo anno di lavoro sono state messe in campo tante iniziative che hanno coinvolto a tutti i livelli, cittadino e municipale, le varie aree dell’Amministrazione – afferma Marilena Grassadonia, coordinatrice Ufficio Diritti Lgbt+ Roma Capitale – Iniziative politiche, culturali, amministrative che hanno visto l’Ufficio Diritti Lgbt+ impegnato sui temi che riguardano ogni aspetto della vita sociale di ogni cittadin*: dalla scuola al sociale, dalle pari opportunità allo sport, dalla comunicazione al patrimonio. Iniziative costruite anche grazie alle sollecitazioni di una comunità Lgbt+ sempre attiva e propositiva. Andiamo avanti con determinazione grazie a quell’impegno collettivo che vede istituzioni, realtà Lgbt+ e società civile sempre dalla stessa parte, quella dei diritti».
Rimane il tema del "sommerso". Il 38% delle vittime di aggressione si è recato in pronto soccorso per le lesioni e nella maggior parte dei casi non ha dichiarato di aver subito violenza perché Lgbt+. E proprio le mancate denunce delle vittime rimangono una costante e rendono difficile anche capire la reale misura del fenomeno.