Pedofilia, la Cei istituisce gruppo di studio contro il fenomeno: non si sa quanti casi ci siano

Pedofilia, la Cei istituisce gruppo di studio contro il fenomeno: non si sa quanti casi ci siano
di Franca Giansoldati
Giovedì 28 Settembre 2017, 18:49 - Ultimo agg. 29 Settembre, 12:34
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Città del Vaticano - Nonostante importanti proclami e dichiarazioni di condanna, a distanza di ben cinque anni dall’adozione delle «Linee guida» contro la pedofilia, la Cei non ha ancora la più pallida idea di quanti siano i preti pedofili italiani che in questi anni sono stati individuati e portati davanti al tribunale della Santa Sede istituito presso la Congregazione per la Dottrina della Fede per essere giudicati. Niente numeri, niente statistiche. Anzi. Il segretario della Cei, Nunzio Galantino, annunciando che la Conferenza episcopale si è (finalmente) decisa a dotarsi di un organismo di consulenza interna per affrontare il problema dei preti orchi, al pari delle altre conferenze episcopali d’Europa, ha suggerito ai giornalisti che chiedevano una valutazione numerica sul fenomeno italiano, di svolgere per proproi conto le indagini. «Fatele voi le ricerche».  I numeri a suo parere non sarebbero poi tanto significativi, rispetto alle politiche effettive di contrasto al fenomeno.

Contrariamente ad altri vescovi europei, i vescovi italiani non hanno l’obbligo di denunciare i preti pedofili né alla polizia, né ai magistrati, come per esempio sono obbligati a fare i presidi delle scuole. Hanno invece l'obbligo di denunciare gli abusi al tribunale religioso interno. E questo per un articolo contenuto nei Patti lateranensi. Recentemente in Parlamento è stata però depositata una mozione per chiedere la modifica pattizia - tra Italia e Vaticano - per imporre anche ai vescovi di denunciare i pedofili civilmente. Attualmente l’episcopato si impegna a collaborare con le autorità civili ma non sono è tenuto alla denuncia. «Il vescovo quando si trova davanti a casi del genere fa una verifica delle accuse, dopodiché sospende il prete, incontra le vittime e collabora con chi ha il titolo di intervenire».  

I membri del Consiglio permanente della Cei «avvertono come prioritario il tema della prevenzione e della formazione» in  materia di abusi sessuali sui minori. E così durante l’ultima riunione hanno istituito un gruppo di lavoro per la tutela dei minori, dal profilo multidisciplinare, sotto la guida del vescovo Lorenzo Ghizzoni. Lo affiancheranno il responsabile giuridico della Cei e altri due vescovi. Top secret, invece, sui nomi degli esperti, così come non è dato sapere se l’organismo consultivo includerà o meno ex vittime di preti pedofili. «Il Papa ha detto che la Chiesa è arrivata in ritardo sul problema. Fino a poco tempo fa prevaleva un altro tipo di cultura, che non è ancora sconfitta. Si privilegiavano, forse, altri tipi di soluzioni, spostando il prete da una parrocchia all’altra. Se la Chiesa ora ci sta mettendo la faccia è perché sente che il tema è davvero rilevante. Mi piacerebbe che sul fenomeno della pedofilia fossero altrettanto solerti altri settori, non solo la Chiesa, penso ai medici, agli allenatori, agli insegnanti. Non è che il 90 per cento dei pedofili siano preti o religiosi. Il fenomeno è ampio e articolato. Penso anche al turismo sessuale che viene organizzato proprio qui».
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