Il Papa ai Padri Sinodali: «Bando al clericalismo e ai pregiudizi parlate liberamente di tutto»

Il Papa ai Padri Sinodali: «Bando al clericalismo e ai pregiudizi parlate liberamente di tutto»
Il Papa ai Padri Sinodali: «Bando al clericalismo e ai pregiudizi parlate liberamente di tutto»
di Franca Giansoldati
Mercoledì 3 Ottobre 2018, 19:17 - Ultimo agg. 19:36
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Città del Vaticano – Fuori dall'Aula Nervi uno sparuto gruppo di donne manifesta rumorosamente perchè sono state discriminate al sinodo sui giovani che il Papa sta inaugurando con un articolato discorso. Protestano perchè ancora una volta non hanno diritto di voto. Quello spetta solo agli uomini. Dentro, nella sala dove sono riuniti i 266 padri sinodali arrivati da tutto il mondo, il Papa sta chiedendo di uscire da pregiudizi e stereotipi, perchè solo il dialogo significa crescita. Non vuole persone animate da clericalismo. Hanno il compito, in un mese di lavori assembleari, di individuare il modo di affrontare l'universo dei Millennials, sempre più lontani dalla Chiesa e dalle sue regole morali.

Francesco a tutti raccomanda di «non lasciarsi tentare dalle profezie di sventura, non spendere energie per contabilizzare fallimenti e rinfacciare amarezze, ma tenere fisso lo sguardo sul bene che spesso non fa rumore, non è tema dei blog né arriva sulle prime pagine, e non spaventarsi davanti alle ferite della carne di Cristo, sempre inferte dal peccato e non di rado dai figli della Chiesa». Insomma, andare avanti senza curarsi troppo di una stagione ecclesiale segnata da divisioni interne, polemiche, spaccature tra chi vorrebbe una Chiesa da campo e chi vorrebbe lasciare tutto come è sempre stato indicato dalla tradizione. Anche stamattina Papa Francesco ha incoraggiato i padri sinodali ad avere coraggio e ad osare, evitando di restare impantanati nelle formule del si è sempre fatto così.

«Bisogna far germogliare sogni, suscitare profezie e visioni, far fiorire speranze, stimolare fiducia, fasciare ferite, intrecciare relazioni, risuscitare un’alba di speranza, imparare l’uno dall’altro, e creare un immaginario positivo che illumini le menti, riscaldi i cuori, ridoni forza alle mani, e ispiri ai giovani – a tutti i giovani, nessuno escluso – la visione di un futuro ricolmo della gioia del Vangelo». La ricetta per trovare il modo di parlare ai giovani nessuno al momento la ha individuata. Il dialogo certamente. «Può farci crescere. Una critica onesta e trasparente è costruttiva e aiuta, mentre non lo fanno le chiacchiere inutili, le dicerie, le illazioni oppure i pregiudizi».

Ai giovani chiede di superare la distanza generazionale con i nonni, recuperandoli per saggezza e capacità didattica. «Vale la pena di avere la Chiesa come madre, come maestra, come casa, come famiglia, capace, nonostante le debolezze umane e le difficoltà, di brillare e trasmettere l’intramontabile messaggio di Cristo; vale la pena di aggrapparsi alla barca della Chiesa che, pur attraverso le tempeste impietose del mondo, continua ad offrire a tutti rifugio e ospitalità; vale la pena di metterci in ascolto gli uni degli altri; vale la pena di nuotare controcorrente e di legarsi ai valori alti: la famiglia, la fedeltà, l’amore, la fede, il sacrificio, il servizio, la vita eterna».

La lista delle aree sulle quali i padri sinodali si misuraranno include anche la questione del gender, l'esclusione dei lgbt da tante realtà ecclesiali, il sesso prematrimoniale, l'uso del profilattico e della pillola anticoncezionale. Il cardinale Lorenzo Baldisseri, segretario del Sinodo, ha chiarito che non ci sono temi tabù. «Il Sinodo dev’essere un esercizio di dialogo, anzitutto tra quanti vi partecipano. E il primo frutto di questo dialogo è che ciascuno si apra alla novità, a modificare la propria opinione grazie a quanto ha ascoltato dagli altri» ha rincuorato il Papa.

«Franchezza - ha spiegato - nel parlare e apertura nell’ascoltare sono fondamentali affinché il Sinodo sia un processo di discernimento. Il discernimento non è uno slogan pubblicitario, non è una tecnica organizzativa, e neppure una moda di questo pontificato, ma un atteggiamento interiore che si radica in un atto di fede».
































 
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