Fake news, Papa Francesco: «Sono un pericolo sociale, odio e arroganza dilagano»

Fake news, Papa Francesco: «Sono un pericolo sociale, odio e arroganza dilagano»
di Franca Giansoldati
Mercoledì 24 Gennaio 2018, 12:08 - Ultimo agg. 25 Gennaio, 16:23
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Città del Vaticano Papa Bergoglio coglie al balzo l'occasione della Giornata delle Comunicazioni Sociali – che si celebra oggi – per dichiarare guerra alle fake news. In un documento diffuso in varie lingue prima offre una definizione condivida del fenomeno («informazioni infondate, basate su dati inesistenti o distorti e mirate a ingannare e persino a manipolare il lettore. La loro diffusione può rispondere a obiettivi voluti, influenzare le scelte politiche e favorire ricavi economici»), poi elenca una serie di antidoti che i governi, le social company, i mass media dovrebbero adottare.

«L’efficacia delle fake news è dovuta in primo luogo alla loro natura mimetica, cioè alla capacità di apparire plausibili. In secondo luogo, queste notizie, false ma verosimili, sono capziose, nel senso che sono abili a catturare l’attenzione dei destinatari, facendo leva su stereotipi e pregiudizi diffusi all’interno di un tessuto sociale, sfruttando emozioni facili e immediate da suscitare, quali l’ansia, il disprezzo, la rabbia e la frustrazione. La loro diffusione può contare su un uso manipolatorio dei social network e delle logiche che ne garantiscono il funzionamento: in questo modo i contenuti, pur privi di fondamento, guadagnano una tale visibilità che persino le smentite autorevoli difficilmente riescono ad arginarne i danni». Non fa esempi precisi Papa Francesco, ma è facile intravedere dietro questi passaggi del testo, la manipolazione del tema dei migranti, come in passato aveva avuto già modo di denunciare.

«Il dramma della disinformazione è lo screditamento dell’altro, la sua rappresentazione come nemico, fino a una demonizzazione che può fomentare conflitti. Le notizie false rivelano così la presenza di atteggiamenti al tempo stesso intolleranti e ipersensibili, con il solo esito che l’arroganza e l’odio rischiano di dilagare. A ciò conduce, in ultima analisi, la falsità».

Davanti a questi rischi il Papa si chiede cosa fare. L'impresa non è facile. Ritiene «lodevoli le iniziative istituzionali e giuridiche impegnate nel definire normative volte ad arginare il fenomeno, come anche quelle, intraprese dalle tech e media company, atte a definire nuovi criteri per la verifica delle identità personali che si nascondono dietro ai milioni di profili digitali».

Per contrastare il virus delle fake news il Papa chiede la promozione di un «giornalismo di pace» capace di non negare «l’esistenza di problemi gravi e assuma toni sdolcinati. Un giornalismo senza infingimenti, ostile alle falsità, a slogan ad effetto e a dichiarazioni roboanti; un giornalismo fatto da persone per le persone, e che si comprende come servizio a tutte le persone, specialmente a quelle – sono al mondo la maggioranza – che non hanno voce; un giornalismo che non bruci le notizie, ma che si impegni nella ricerca delle cause reali dei conflitti, per favorirne la comprensione dalle radici e il superamento attraverso l’avviamento di processi virtuosi; un giornalismo impegnato a indicare soluzioni alternative alle escalation del clamore e della violenza verbale». 

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